L’autopsia: il giovane morto in casa non è stato ucciso dalla meningite

Non è stata una meningite batterica a uccidere Giuseppe Andrea Natale, il ragioniere di 25 anni morto domenica sera nella sua abitazione di via Paolo Diacono 7.

di CLAUDIO ERNÈ


Non è stata una meningite batterica a uccidere Giuseppe Andrea Natale, il ragioniere di 25 anni morto domenica sera nella sua abitazione di via Paolo Diacono 7. Lo ha detto ieri l’autopsia effettuata nella sala di via Costalunga dal medico legale Fulvio Costantinides su precisa disposizione del pubblico ministero Giuseppe Lombardi.


L’esame è iniziato alle 10.30 del mattino e si è protratto per quasi quattro ore. Vi ha partecipato anche il dottor Enrico Belleli, consulente della famiglia del giovane misteriosamente deceduto: Andrea Natale per una settimana intera era stato colpito tutte le notti da febbri altissime, prossime ai 40 gradi. Al mattino e di giorno, al contrario, la temperatura corporea ritornava su valori normali.


Il venerdì antecedente il giorno del decesso si era presentato nell’ambulatorio del suo medico di base ed era stato visitato. La temperatura era normale e il giovane non aveva segnalato alcun particolare sintomo. Gli erano state prescritte comunque una serie di approfondite analisi di laboratorio. Sabato sera la febbre era salita nuovamente a livelli altissimi e la fidanzata del ragioniere aveva chiesto informazioni e aiuto alla Guardia medica. Nessun sanitario si era però presentato nell’abitazione di via Paolo Diacono per effettuare una visita di controllo - peraltro richiesta - e per eventualmente disporre il ricovero all’ospedale. Ventiquattro ore più tardi Giuseppe Andrea Natale era morto.


La madre, Emanuela Matticchio, nel primo pomeriggio di lunedì ha presentato ai carabinieri di via dell’Istria una querela contro ignoti. A suo giudizio l’assistenza pubblica avrebbe dovuto agire in tutt’altro modo: da qui la richiesta di accertare eventuali responsabilità penali. La famiglia per poter seguire passo passo l’evolversi dall’inchiesta, si è rivolta all’avvocato Paolo Volli che ha scelto il dottor Enrico Belleli come consulente medico. Ieri mattina, come dicevamo l’autopsia, disposta dal magistrato. L’esame non solo non ha rivelato alcun «segno» caratteristico della meningite batterica, ma non ha nemmeno fatto emergere a livello macroscopico altri danni agli organi vitali.


Per chiarire il mistero del decesso bisognerà attendere l’esito delle analisi microbiologiche e di laboratorio. Si annunciano tempi lunghi, anzi lunghissimi, valutabili in un paio di mesi. Ieri i prelievi nella sala di via Costalunga si sono protratti per un paio d’ore. E tra oggi e domani i carabinieri della Compagnia di via Hermet dovrebbero iniziare a sentire i primi testimoni dell’inchiesta aperta dal pm Giuseppe Lombardi. Al momento non vi sano «indagati» e il fascicolo è rubricato come «atti relativi alla morte di Giuseppe Andrea Natale». Nel frattempo verranno acquisiti ed esaminati i tabulati delle telefonate che sono giunte tra sabato e domenica scorse al 118 e da qui smistate alla sede della Guardia Medica.


La prima chiamata effettuata dall’appartamento di via Paolo Diacono risale alle 19 di sabato. Ne sarebbe seguita, secondo quanto ha affermato davanti ai carabinieri la madre di Giuseppe Andrea Natale, almeno un’altra o forse anche due. Tutte chiedevano aiuto e assistenza, congiunte alla possibilità di essere sottoposto a urgenti accertamenti clinici eseguibili solo in un ospedale. Sempre secondo l’esposto presentato dalla madre ai carabinieri, dall’altra parte dell’apparecchio telefonico qualcuno avrebbe risposto all’incalzare delle richieste di aiuto affermando «che il ricovero non era necessario e che di febbre non si muore».

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