Lavatoio Poggio Terza Armata Oltre 200 firmano per salvarlo

SAGRADO
Oltre 200 firme raccolte in appena pochi giorni. La missione: ripristinare l’antico lavatoio di Poggio Terza Armata. È decisamente determinata l’iniziativa del Circolo culturale di Sdraussina, storica associazione che si prefigge di salvaguardare patrimonio culturale e costumi in quello che è il “primo avamposto” della Sinistra Isonzo: una petizione, rivolta non tanto agli amministratori locali quanto a un’impresa privata, la Sagrado (quando si dice il caso...) Energie di Brugnera, titolare dei lavori di riordino della cosiddetta “roggia” di Sdraussina: ovvero il canale costruito a metà Ottocento e che passa vicino a case e monumenti della frazione del comune di Sagrado. Un tempo alimentava la possente torcitura.
La richiesta del Circolo e dei tanti cittadini aderenti, anche dai comuni limitrofi, è quella non solo di salvare ma anche valorizzare l’antico lavatoio ancora presente: la traccia indelebile di una storia rurale non molto lontana dai giorni nostri eppure forse ormai troppo lontana nel comune sentire per non essere doverosamente recuperata e difesa. «Abbiamo notato con piacere come stiano celermente proseguendo i lavori di ripristino alla piccola Rosta e al canale della Roja che attraversa il paese – spiegano i portavoce del Circolo di Sdraussina Aleksandra Devetak. Lucia Vinzi e Fabio De Santis –. Canale che, un tempo, alimentava la centralina elettrica della Fabbrica di Sdraussina. Per questo abbiamo pensato che il cantiere costituisca un’occasione irripetibile affinché venga ripristinato il lavatoio a fianco del ponticello che collega via IV Novembre a via 2 Giugno, subito a monte della fabbrica».
Una storia che affonda le proprie radici nella seconda metà dell’800, quando il Consorzio per la Filatura dei Cascami di Seta dei fratelli Klein realizzò a Sdraussina una delle più grandi imprese nell’Impero legate alla filatura. «Vi fu lavoro per tutti – racconta Devetak – ma anche inquinamento e disagi ai quali i nostri nonni seppero reagire con fermezza. L’impossibilità di accedere all’Isonzo li costrinse a scavare nuovi pozzi per abbeverare il bestiame, a ricorrere all’antico scivolo napoleonico sull’Isonzo. Dovevano essere infine superate le difficoltà che le donne erano costrette ad affrontare in uno dei lavori femminili più faticosi: il lavaggio e il risciacquo dei panni». Ecco perché vennero costruiti diversi lavatoi: affinché potessero raggiungere l’acqua senza pericolo. È uno di questi che il Circolo di Sdraussina chiede sia riportato alla luce. «Lì, in quel lavatoio sono scivolate via ore liete e dolorose delle nostre nonne e bisnonne. Fosse primavera, estate, autunno o inverno, loro erano lì, a parlare, cantare, gioire e soffrire. Sono pezzi della nostra storia che possono essere salvaguardati». Se tutto andrà come sperato – anche il sindaco Vittori è stato informato e ritiene l’iniziativa valida – una tabella storica racconterà il “salvataggio” del manufatto. —
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