Lavorare con i disabili è una crescita interiore
L'ambito sociale ha molte facce, e di certo una di quelle più discusse tratta del lavoro svolto dalle centinaia di operatori ed educatori che lavorano fianco a fianco con persone, sia bambini che adulti, affette da disabilità gravi. Ed è per questo che cerchiamo di conoscere la vita di una di loro, Manuelita Di Paolo, che lavora all'interno di una comunità-alloggio dove vivono sei persone affette da grave disabilità, per capire cosa significa intraprendere questo percorso.
Innanzitutto, come ha scoperto questa tematica?
Diciamo che ancora prima di incontrarla nell'ambito lavorativo, questa tematica la conobbi fin da bambina all'interno delle mura di casa, poiché in famiglia era presente un caso di grave disabilità, cosa che però era sempre stata affrontata in modo gioioso e mai pesante. Di conseguenza fin da bambina imparai a viverla come una situazione "normale".
Questa situazione l'ha poi condizionata nella scelta del suo lavoro?
In realtà, finiti gli studi non ero intenzionata a intraprendere questo lavoro, ma dopo essermi imbattuta in diverse esperienze lavorative ho incontrato questo mestiere ed è stato amore a prima vista, poiché avevo ritrovato qualcosa che in realtà già conoscevo.
Come definirebbe il suo lavoro?
Lo definirei come una medaglia a due facce, da un lato può essere considerato pesante, perché quando si opera a stretto contatto con persone che hanno difficoltà ad esprimere le loro emozioni, vederli star male per questo può non essere piacevole. Ma d'altra parte insegna ad apprezzare le piccole cose.
Per poter fare questo mestiere al meglio, che rapporto bisogna avere con i ragazzi?
Bisogna soprattutto instaurare un rapporto con queste persone, che deve essere autorevole, educativo ma anche abbastanza confidenziale da imparare a capirli.
In base alla sua esperienza cosa crede che questo lavoro le abbia regalato?
Questo lavoro innanzitutto mi ha permesso, e mi permette ancora adesso, di compiere un gran lavoro su me stessa. Soprattutto mi ha insegnato, grazie alle situazioni che vedo tutti i giorni, a rialzarmi sempre dopo essere caduta.
Consiglierebbe questo lavoro a qualcuno?
Ho scelto questo lavoro perché mi piaceva e di conseguenza non mi è mai pesato, o per lo meno non più di quanto non possa pesare un lavoro, quindi quello che consiglio è di fare quello che piace e non quello che piace agli altri.
Sharon Di Paolo
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Istituto Deledda Fabiani
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