Lavoro, i nodi in regione tra crisi e delocalizzazioni: duemila i posti in bilico

TRIESTE La Cgil del Friuli Venezia Giulia, con il suo segretario confederale Villiam Pezzetta, conferma la stima di inizio anno: i posti di lavoro in bilico in regione sono circa duemila.
La Regione, con l'assessore Alessia Rosolen, preferisce invece snocciolare solo i numeri certi ed evidenziare le politiche di intervento in difesa dell'occupazione. Quelle su tre fronti: anti-delocalizzazione, qualità del lavoro, ricollocazione di chi esce da un'azienda in crisi. Le crisi aperte rimangono una quindicina sul territorio.
LA VENEZIA GIULIA
Pezzetta invita a guardare in particolare la Venezia Giulia. A Trieste non solo il caso del prosciuttificio Principe che coinvolge il gruppo Kipre, ma anche Cartiera Burgo, Colombin (produzione tappi in sughero) e Giuliana Bunkeraggi (logistica). A Gorizia i nomi sono quelli di Nidec di Monfalcone (meccanica) e di Coveme (chimica). La Regione, premette Rosolen, «segue con costante attenzione le situazioni di crisi occupazionale che emergono sul territorio regionale, promuovendo una quanto maggiore possibile tempestiva attivazione di percorsi di politica attiva del lavoro, condivisi con aziende e organizzazioni sindacali, mirati alla riqualificazione dei lavoratori e alla loro ricollocazione, possibilmente interna».
Nel merito delle province di Trieste e Gorizia, prosegue l'assessore, «è operativo il tavolo riguardante la situazione dei 76 lavoratori licenziati dalla Burgo di Duino Aurisina, con riferimento al progetto di reindustrializzazione della Linea Due che vede nella Cartiera di Ferrara il principale attore».
La Regione «ha anche garantito il proprio supporto al percorso che le parti hanno condiviso con riferimento allo stabilimento di Monfalcone della Nidec, che ha visto la sottoscrizione di un contratto di solidarietà e la definizione di un piano di gestione delle eccedenze dichiarate che passa per una procedura di licenziamento collettivo su base esclusivamente non oppositiva e un percorso di riqualificazione mirato alla ricollocazione interna degli esuberi».
Non sono mancati i protocolli ad hoc, che hanno consentito l'utilizzo di ulteriori periodi di ammortizzatori sociali conservativi, resi disponibili dal governo nazionale (sono i casi della Colombin e della Lavinox del gruppo Sassoli a Villotta di Chions, meccanica-componentistica). Quanto alla Kipre, informa l'assessore, «la Regione è in continuo raccordo con le parti sociali per monitorare l'evoluzione del concordato, condividendo l'obiettivo di garantire la continuità produttiva di tutti i siti presenti sul territorio regionale, e quindi San Dorligo e San Daniele». A quanto trapela, con riferimento al sito giuliano, la continuità dovrebbe passare attraverso la ristrutturazione del reparto wurstel. «Analogo, costante, raccordo - fa sapere Rosolen – è operativo con riferimento alla complessa situazione dello stabilimento di Buia della DM Elektron».
La situazione in friuli
In Friuli, oltre al tema DM (una cinquantina i lavoratori che temono la delocalizzazione in Romania), si segnalano i nodi Confezioni Daniela di Pantianicco (tessile, 40 le lavoratrici licenziate a fine 2018) e Mangiarotti (chiusa la sede di Sedegliano, ai 65 dipendenti è stato proposto il trasferimento Monfalcone). Un quadro che preoccupa la Regione come il sindacato. «Il nostro no alla delocalizzazione rimane deciso - dice Rosolen -, come l'impegno per incentivare chi propone lavoro di qualità e chi ricolloca la manodopera».
L’appello del sindacato
Da Pezzetta arriva però l'appello alla politica «ad aprire un tavolo permanente». Nel mirino «chi non ha investito, soprattutto nell'area giuliana, su innovazione di processo e di prodotto. Se è vero che ci sono prospettive positive sul porto, il resto dell'industria continua a mostrare una crisi di dimensioni ancora gravi».—
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