Le mani della mafia sugli appalti Fincantieri

Le mani dei boss sui cantieri navali, soprattutto quelli di Fincantieri: arrestato Corradengo, il re delle coibentazioni. L’operazione della Dia che ha portato a sei ordinanze di arresto e che è partita da Palermo sfiora anche Monfalcone. E proprio Corradengo è l’uomo che collega all’inchiesta il cantiere di Monfalcone perchè lo seguiva per conto della famiglia dei Galatolo. Non solo: le indagini hanno evidenziato l’importante ruolo delle mogli di Galatolo e Corradengo «parte integrante del sistema di gestione e spartizione dei lavori». L’inchiesta è partita dalle dichiarazioni di alcuni pentiti, Angelo Fontana e Francesco Onorato, ma anche da un sindacalista, Gioacchino Basile che era stato l’uomo chiave di un’altra inchiesta sulle infiltrazioni mafiose al cantiere di Palermo e che da diversi anni vive proprio a Monfalcone dove si è trasferito.
L’operazione ha portato a sei ordinanze di arresto per presunti esponenti del clan mafioso di Resuttana e dell’Acquasanta, infiltrato da anni nella cantieristica navale. Dalle intercettazioni ambientali, fa sapere il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, sono emersi i nomi di Vito Galatolo e Angelo Fontana, per la costante ingerenza nel cantiere. Le famiglie agivano «in regime di monopolio gestendo le commesse per lavori particolarmente remunerativi. Tra i metodi quelli della «corruzione dei vertici Fincantieri e delle intimidazioni» per avere il controllo dei lavori e impedire alle altre aziende di partecipare.
Quando i cantieri entrano in crisi alla fine degli anni ’90 i clan aggrediscono sia le zone di Trapani e Messina che quelle Adriatica e Tirrenica. La prima era affidata ai Galatolo, con Giuseppe Corradengo a Monfalcone. Il Tirreno era in mano ai Fontana a La Spezia.
Tutta l’operazione ruota attorno alla figura di Corradengo, 49 anni che nel giro di pochi anni era riuscito a fare una carriera fulminante: da operaio dei cantieri navali di Palermo a facoltoso imprenditore alla guida di aziende leader nel settore delle costruzioni navali con appalti a La Spezia, Marghera, Monfalcone e Ancona. Corradengo deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. E in merito a questa vicenda è arrivata anche replica della Fincantieri. «Alla luce delle informazioni diffuse - dice una nota - Fincantieri appare essere parte lesa nella vicenda e continuerà ad assicurare la massima collaborazione agli organi inquirenti». La società precisa di aver appreso da notizie di stampa dell’operazione della Dia di Palermo nel contesto di un’indagine su infiltrazioni mafiose nella cantieristica navale e sottolinea in proposito «che, al fine di assicurare la massima trasparenza e correttezza del proprio operato, ha da anni sottoscritto un protocollo di legalità con la Prefettura di Palermo nell’ambito della vigente legislazione antimafia».
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