Le nuove aperture non compensano l’emorragia di attività
Di causa non ce n’è una, ma il risultato è di certo a senso unico e piuttosto evidente: i negozi di abbigliamento ancora in attività a Monfalcone, tra centro e quartieri, sono sempre di meno. E le nuove aperture non sono riuscire a compensare l’emorragia di attività in una città che una trentina di anni fa era ancora, a pieno titolo, un punto di riferimento emporiale non solo per il Basso Isontino, ma per un’area che arrivava fino a Trieste. In via Fratelli Rosselli sono spente, ormai da qualche tempo, le vetrine che a lungo sono state occupate prima da Benetton e poi dal marchio Sisley, prima che l’ultima attività targata Nanà chiudesse. Poco distante lo spazio che ospitava brand importanti come Max Mara si è riconvertito prima in una banca e ora in un’attività di barberia e parrucchiere per uomo. Per restare in zona nel tratto della strada più vicino a viale San Marco gli spazi che prima accoglievano un negozio di abbigliamento e poi uno di articoli sportivi e casual wear da un paio d’anni si sono trasformati in un punto vendita etnico.
A fianco della galleria Antiche mura Zeus ha abbassato le serrante un paio d’anni fa, preceduto sull’altro lato della via da Carnaby Street. In piazza della Repubblica si aprivano Habibi Store, specializzato in marche giovani e molto apprezzato soprattutto dai ragazzi, e, dopo il trasferimento da via 9 Giugno, AZeta Sport, il cui posto è stato preso, ormai a inizio 2007, dalla filiale della Banca di Cividale. Sparito anche il negozio di vestiti che a suo tempo si trovava nei locali occupati più di recente da Spaccio ottica Vision, mentre i monfalconesi con qualche anno sulle spalle si ricordano ancora Ciak, negozio dove ci si poteva rifornire dei jeans più trendy. La rarefazione del tessuto commerciale ha coinvolto un po’ tutto il cuore della città, perché via Roma alla fine ha dovuto fare a meno di una presenza storica come il negozio della catena Mazzonetto e in piazza Cavour il grande negozio Sasch alla fine ha ceduto il passo a un’attività gestita da cittadini cinesi. Come è avvenuto anche all’angolo tra via don Fanin e la stessa piazza, dove il “discount” italiano che era succeduto al Banco di Roma (poi Unicredit) ha presto passato il testimone a un altro store asiatico. In corso del Popolo il negozio della catena Alcott ha scelto altri lidi, come ha chiuso più di recente il punto vendita di Original Marines in via Duca d’Aosta, seguito non molto tempo fa da Nara Camicie. A Monfalcone, però, va detto, c’è anche chi continua a lavorare, rimanendo motivo di attrazione in città, come, per citare solo due attività ormai “storiche”, Scandalo in via Oberdan e Sartori in via Duca d’Aosta. –
La. Bl.
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