Le “nuove” Province elette dai cittadini, la giunta Fvg accelera: «Voto entro il 2023»

TRIESTE L’obiettivo rimane di legislatura. Le “nuove” Province, secondo l’agenda dell’assessore regionale alle Autonomie locale Pierpaolo Roberti, torneranno ad avere un presidente, una giunta e un consiglio entro la primavera del 2023. Saranno il risultato di un’elezione diretta, proprio come accadeva prima dell’abrogazione degli enti di area vasta decisa in era Serracchiani.
La fase attuale, precisa Roberti, rimane quella di una lunga transizione post Uti, le Unioni territoriali che nella scorsa legislatura avevano sostituito le Province. Al loro posto, dal primo luglio 2020, come da legge 21 del novembre 2019, ci sono gli Edr, gli Enti di decentramento regionale di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine, soluzione appunto transitoria in vista dell’istituzione di nuovi organismi.
Da 13 mesi gli Edr gestiscono la funzione dell’edilizia scolastica di secondo grado – ereditata dalle Uti – attraverso le Conferenze territoriali dei sindaci, con funzioni consultive e di indirizzo. Il secondo “moloch”, la viabilità, entrerà invece sotto la loro competenza dal primo gennaio 2022. Il passaggio è stato concretizzato a fine luglio con l’approvazione del ddl 142 che detta il trasferimento della funzione e del personale da Fvg Strade. Dall’inizio del prossimo anno, su oltre 2.200 chilometri di strade, saranno gli Enti di decentramento a farsi carico di progettazione, realizzazione, espropriazione, manutenzione e vigilanza.
La giunta, informa Roberti, sta anche lavorando «per la riattivazione di alcune attività minori che con le Uti sono rimaste congelate. Penso al finanziamento di alcuni cimiteri, alle piccole manutenzioni, alle fattorie didattiche». Tappe di un percorso «che non ci porterà a fotocopiare le Province, ma ci consentirà di costruire un livello di governo più vicino al territorio, punto di riferimento per i Comuni, che, su base volontaria, potranno associare una serie di competenze». Quali? «L’ipotesi di lavoro è di unire sull’area vasta uffici ad alta specializzazione, come quelli per esempio che si occupano di contratti e di espropri».
I contenuti andranno necessariamente costruiti d’intesa con i sindaci. Dall’altra parte della trattativa ci saranno, nel 2023, gli eletti provinciali. La giunta intende infatti accelerare l’iter ora che la commissione Paritetica è ritornata operativa con i componenti di nomina statale (la presidente Elena D'Orlando, Ivo Rossi e Sandra Savino) e quelli di nomina regionale Teresa Billiani, Renato Carlantoni e Salvatore Spitaleri.
La premessa è l’approvazione nel febbraio scorso dello schema di norme di attuazione dello Statuto della Regione che propone modifiche al decreto legislativo 9/1997 in materia di ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni «per permettere l'elezione a suffragio universale e diretto degli organi degli enti di area vasta». Rendendosi necessario uno strumento superiore alla legge regionale ordinaria, lo si è individuato nelle norme di attuazione. Ed è la Paritetica a dover “interpretare” lo Statuto in modo da poter reinserire in Fvg gli enti di area vasta «con la previsione di organi elettivi che fungano da collegamento diretto con le comunità rappresentate».
I tempi? «Il rallentamento è stato determinato dal doppio cambio di governo che ha imposto la rinomina dei membri statali della Paritetica – ricorda Roberti –. Dopo la pausa estiva la commissione si potrà rimettere a lavorare per preparare i contenuti del decreto legislativo da ratificare poi in Consiglio dei ministri. Contestualmente alla ripresa delle trattative Stato-Regione sui patti finanziari, contiamo che si possa chiudere la partita con Roma la prossima primavera». A quel punto servirà una legge per definire la strada verso le elezioni e i numeri di giunta e consiglio dei nuovi enti.
Ma la Paritetica darà il via libera allo schema approvato dall’esecutivo? «In commissione non manca la componente politica – osserva l’assessore –. Mi auguro però che nessuno faccia barricate». Il riferimento è a Spitaleri, ex segretario regionale del Partito democratico. L’esponente dem conferma, dal punto di vista politico, la sua contrarietà alle province elettive, ma la questione principale è tecnica: «Ad oggi non è pervenuto alla Paritetica alcun atto. Quando li vedremo, potremo iniziare ad approfondire se basterà un decreto legislativo per reinserire non una presenza organizzata degli enti locali come potevano essere le Uti o la città metropolitana, ma enti di primo grado con organi elettivi».
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