L’ex patron dell’Unione partito dall’Australia

L’epopea di Del Sabato, proprietario per ventidue anni dei mitici “Magazzini Giovanni” di via Ghega
Sono anche altri i nomi che hanno segnato l’epoca dei jeansinari a Trieste. Chi ha lavorato nel settore, in quegli anni, ricorda ad esempio Caprioli, Calmonte, Schiatti. O Giovanni Colič, fondatore dei “Magazzini Giovanni”. È il grande negozio di via Ghega rilevato da Giorgio Del Sabato, ex presidente della Triestina, nell’80. Il punto vendita, venduto nel 2002 a Mazzorato, aveva ben 65 dipendenti. Ma Del Sabato, arrivato a Trieste dall’Australia nel ’64, ha iniziato con un’oreficeria. Nell’87 ha aperto anche una fabbrica di caffè in zona industriale, la “Arom”, ora ceduta. Resta proprietario dell’immobile. È il primo fondatore dei club di Forza Italia a Trieste. «Adesso, a 77 anni, vado in pensione».


Come ricorda quegli anni?


A Trieste c’era una grande giro di affari. La gente dell’Est, non solo dei Balcani, comprava di tutto, non solo jeans.


Ma lei ha cominciato con un’oreficeria?


Io sono arrivato a Trieste dall’Australia. Negli anni Sessanta avevo un’oreficeria, in via Roma, prima ancora una in corso Saba. Nell’80, ho rilevato da Giovanni Colič, mio amico, anche il punto vendita “Giovanni” di via Ghega. Il nome dell’insegna infatti deriva da lui e io non l’ho cambiato. Era un negozio di mille metri quadrati e altri mille di magazzino nella parte sopra. Siamo arrivati ad avere anche 65 dipendenti. Ma lì vendevamo di tutto, non solo abbigliamento, anche casalinghi, drogheria, profumeria, alimenti, caffè.


Poi si è buttato nel settore industriale, come è andata?


Quando è cominciato il calo del lavoro a Trieste con la clientela dell’Est, ho cercato di diversificare. Nel 92-93 ho preso una grossa fabbrica tessile in zona industriale, in via Caboto, dove oggi ci sono le Coop. Lì facevamo i filati di cotone, i macchinari poi se li è presi la Carrera. Quell’avventura però per me è andata malissimo, mi ha prosciugato. Per un commerciante che entra nell’industria è complicato, ci vuole un’altra mentalità.


Lei è stato anche presidente della Triestina, come ricorda quegli anni?


Ho preso la squadra la prima volta in C nel ’79, fino all’83. L’ho portata in B e l’ho ceduta a De Riù, che l’ha fatta fallire. Poi l’ho ripresa in Tribunale nel ’94, fino al ’98-’99. È stato un impegno che mi ha fatto spendere tanti soldi, ma quella volta si guadagnava bene. Ho fatto qualcosa per la città: la gente, ancora oggi, questo me lo riconosce. De Falco e Ascagni erano roba mia.
(g.s.)


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