Lister non si arrende: cerca il fratello morto in Congo

AQUILEIA. Lo sta cercando da quindici anni, ininterrottamente. Non riesce a darsi pace. Mario Lister, pensionato, 67 anni, gradese d’origine ma residente da quarant’anni nella città romana, spera...

AQUILEIA. Lo sta cercando da quindici anni, ininterrottamente. Non riesce a darsi pace. Mario Lister, pensionato, 67 anni, gradese d’origine ma residente da quarant’anni nella città romana, spera ancora che suo fratello Giuseppe, che ha sempre abitato a Grado, torni a casa. Una vicenda a dir poco incredibile, la sua. «Era il 18 dicembre del 1998 – racconta Mario – mio fratello Giuseppe, geometra, era in Congo per lavoro. Si era recato lì per seguire un cantiere. Aveva 50 anni quando è partito, ora ne avrebbe 65. Quel giorno ricevetti una chiamata dai carabinieri di Grado. Mi dissero che la Farnesina aveva motivo di ritenere che mio fratello fosse rimasto vittima di un’imboscata da parte dei ribelli congolesi. Il fatto era accaduto nella capitale, Brazzaville. Da quel momento ho iniziato a contattare ogni giorno la Farnesina. Continuavano a dirmi “Se ci sono novità la chiamiamo noi”. Da quel giorno non ho più saputo nulla». Nel frattempo, Mario Lister ha coinvolto i giornali e le televisioni, sperando di mantenere viva l’attenzione. «Ho partecipato a molte trasmissioni nazionali – spiega – sono stato intervistato da giornali e tv di tutta Italia ma non è servito a nulla. Ora, dopo tanti anni, voglio lanciare un appello. Non riesco a rassegnarmi. Desidero solo che qualcuno mi aiuti a sapere se Giuseppe è deceduto o meno e dove si trova. Vorrei poter almeno portare un fiore sul luogo in cui è sepolto». Mario ripercorre con il pensiero quelle terribili giornate. «Forse Giuseppe si è trovato in mezzo alla rivolta – le sue parole - Pare stesse guidando, nel momento in cui sono scoppiati gli scontri. Alcuni testimoni, almeno così mi ha detto l’ambasciatore italiano che all’epoca si trovava in Congo, hanno riferito che è stato ferito ad una gamba. Lo hanno visto mentre lo stavano portando via. Sono risaliti alla sua identità perché hanno trovato a terra la fotocopia della patente di guida. L’ambasciatore è andato sul posto, dopo tre giorni ma, intanto, di mio fratello non c’era più alcuna traccia. Si è scusato dicendo che non aveva potuto raggiungere prima la zona in quanto pericolosa». Lister ha pensato più volte di andare in Congo. «La Farnesina mi ha inviato a non farlo perché considerata zona pericolosa – afferma –. Assieme a Giuseppe, in auto, c’era anche un’altra persona, Ricordo il suo cognome: Pase. Anche di lui non si sa più nulla. Giuseppe, in Congo, abitava assieme ad un’amica conosciuta sul posto. Ho chiesto tante volte alla Farnesina di intervenire per sapere che fine ha fatto mio fratello. Un giorno mi è stato detto che mi avrebbero chiamato loro in caso di novità, un modo gentile per chiedermi di non chiamare più.

Elisa Michellut

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