L’occhio del Grande fratello si “allunga” sui triestini

TRIESTE Sono le undici di una sera di fine agosto quando una macchina che sfreccia lungo viale Miramare, all’incrocio con Roiano, travolge e uccide un clochard appena colpito da un ciclomotore. Alla guida c’è un’anziana. La donna si ferma, scende, ma poi riparte senza soccorrere la vittima.
In pochi giorni la Polizia municipale individua il mezzo, una Peugeot 106 bianca, e risale a chi era alla guida. Gli agenti ci riescono grazie alle telecamere installate nella zona. La targa è illeggibile nei pochi fotogrammi registrati, ma il tettuccio e gli specchietti retrovisori neri sono sufficienti per passare al setaccio tutte le automobili vendute dai concessionari negli ultimi anni e incastrare il responsabile.
L’occhio lungo del “grande fratello” sulla città, nell’incidente di un anno fa, è stato determinate. Il dispositivo posizionato in viale Miramare, quello in corrispondenza del pannello informativo nero sopra la strada, ha sorpreso infatti il transito della Peugeot.
Non fossero bastate quelle immagini, la municipale aveva la disponibilità di una serie di altri “occhi” sparpagliati lungo l’intero asse che porta da Roiano alle Rive: piazza Libertà e Corso Cavour all’altezza della Tripcovich, ad esempio. Tutte, a quell’ora della sera, avrebbero potuto “osservare” il passaggio della macchina. Ma è l’intero centro cittadino a essere disseminato da sistemi di videosorveglianza. Tra viale Miramare e Campo Marzio, e poi oltre in piazza Goldoni, sono più di settanta i dispositivi nascosti lungo i maggiori assi di scorrimento urbano e zone ritenute più sensibili.
La Stazione ferroviaria, sia l’interno sia le vie intorno, è una delle più vigilate grazie ai dispositivi della Polfer. Le telecamere in strada servono invece alla municipale per monitorare il traffico, ma all’occorrenza possono essere impiegate anche per le indagini. Sono collegate con la centrale operativa dei vigili ma possono venir utilizzate in tempo reale, in caso di necessità, anche da polizia e carabinieri.
«Siamo in interconnessione», sottolinea il comandante Sergio Abbate. Le immagini, per ragioni di privacy, si cancellano automaticamente nell’arco di tre giorni. «Se c’è una rapina o un furto e c’è bisogno di verificare ciò che è accaduto nelle ultime ore in un determinati punto della città - spiega ancora il funzionario - si possono estrarre i file. Il materiale è poi a disposizione dell’autorità giudiziaria, una prova per i processi. Siamo una città che ha una buona rete per i controlli ma è prevista un’intensificazione» rileva Abbate. Il progetto rientra in un programma finanziato dalla Regione di cui beneficerà anche il Comune di Trieste.
Altri occhi sulla città. Che vanno ad aggiungersi alle settanta telecamere del centro e a quelle private installate dai commercianti. Banche e bancomat, soprattutto, ma anche gioiellerie e supermercati o farmacie. Non c’è una regola, ognuno fa da sé. Alcuni sono allacciati direttamente ai sistemi di allarme delle forze dell’ordine. Una città che si può sorvegliare abbastanza agilmente grazie alla sua posizione a “lingua” e non a macchia di leopardo come invece avviene in altri centri urbani.
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