"L’ospedale goriziano è il solo a funzionare Tutti salvi i bambini che vi erano ricoverati"

GORIZIA
È l’unica sala operatoria funzionante a Port au Prince devastata dal terremoto. Collassati i quattro nosocomi, è rimasto in piedi invece l’ospedale pediatrico «St. Damien» nel sobborgo di Tabarre, il primo ospedale per bambini in Haiti e il più grande dei Caraibi con oltre 200 posti letto. Che sta accogliendo anche adulti, feriti e mutilati nel crollo delle loro misere abitazioni. Centinaia di persone si affollano ai cancelli, ma ormai scarseggiano - se non mancano del tutto - i farmaci. E intanto il giardino dell’ospedale è stato trasformato in un accampamento dalla gente in fuga.
Un miracolo italiano quell’ospedale pediatrico ad Haiti, dove un neonato su tre non arriva a mettere i denti di latte. Un miracolo della Fondazione Rava Nph Italia. Un miracolo che parla anche in goriziano. Perché il progettista del «St. Damien» è l’ingegnere Alessandro Cecchinato, funzionario regionale dei Lavori pubblici. Che tra i suoi «capomastri» ha avuto, per due esperienze da volontario nel cantiere, Ennio Antonello, funzionario dell’Edilizia privata del Comune di Gorizia, alpinista e giramondo. Non è rimasto in piedi solo l’ospedale pediatrico ma anche il Centro di riabilitazione e assistenza per bambini affetti da gravi handicap sia fisici sia psichici.
Cecchinato nel 2003 era stato coinvolto in questa opera di solidarietà dal cognato, il dottor Roberto Dall’Amico, allora primario di pediatria all’ospedale di Thiene e da due anni a Pordenone (ieri Dall’Amico si è imbarcato per dar man forte nella sala operatoria). E Cecchinato a sua volta aveva coinvolto Antonello. Le notizie - poche - e le prime foto da Haiti arrivano via
mail, da Miami e da Milano. Dice Cecchinato: «Sono tutti salvi i bambini che erano ricoverati in ospedale o accolti al centro di riabilitazione. Questa è l’unica notizia certa, per il resto le informazioni sono frammentarie. Certo è che vedendo le prime foto che mi sono arrivate, posso affermare che sono più soddisfatto oggi di due anni fa, quando è stata ultimata la costruzione dell’ospedale. Se fosse successo qualcosa, se qualche struttura avesse ceduto, oggi sentirei un peso insopportabile sulla coscienza».
Poi Cecchinato aggiunge: «E pensare che quando ho iniziato a progettare l’ospedale, nessuno mi aveva messo in guardia che ad Haiti c’erano stati terremoti». Ha tirato un sospiro di sollievo all’immagine della torre piezometrica: alta 30 metri, se era ancora in piedi... Ma ha sbarrato gli occhi quando in un’altra foto ha notato una torre spuntare da un’ala dell’ospedale: quella non era nel progetto originario, qualcuno deve averla costruita senza la sua autorizzazione, per fortuna l’ha fatto con tutti i crismi, con cemento e tondini di ferro.
Attende notizie anche Ennio Antonello: ha inviato una mail a padre Rick Frechette, direttore sanitario dell’ospedale, il sacerdote che diventava maratoneta a New York per sponsorizzare la solidarietà verso i bambini. E che per essere davvero d’aiuto è diventato chirurgo. «Con quel che c’è da fare in questo momento, credo che si privilegi le informazioni per incanalare aiuti», Antonello si rassegna al silenzio di padre Rick.
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