Lotta agli sprechi, sotto tiro il futuro di Ezit e Amt

Nella lista delle realtà pubbliche bollate come inutili anche Acquedotto del Carso e Provincia. Azienda per la mobilità territoriale verso la fusione con Esatto
Silvano Trieste 05/07/2011 Convegno promosso da EZIT, L'analisi di rischio nel Sito di Interesse Nazionale di Trieste
Silvano Trieste 05/07/2011 Convegno promosso da EZIT, L'analisi di rischio nel Sito di Interesse Nazionale di Trieste

TRIESTE. Ciclicamente finiscono sul banco degli imputati, additati come simboli di quella politica degli sprechi che ha portato l’Italia sull’orlo del default. Sono le migliaia di consorzi, agenzie, comitati sparsi in tutto il Paese di cui, a più riprese, viene messa in dubbio l’effettiva utilità e chiesta di conseguenza la definitiva soppressione. Una richiesta tornata d’attualità anche a Trieste sull’onda delle crociate anti Casta e dei moniti a ridurre spese e incarichi, come quello lanciato sul web da Roberto Cosolini.

Ezit e Provincia

In cima alla lista degli enti cittadini considerati “sacrificabili” c’è probabilmente l’Ezit, istituito nel ’49 dal Governo militare alleato con l’obiettivo di “espropriare, acquistare, vendere fondi e fabbricati necessari per l’avvio di un’attività industriale” nel comprensorio di Zaule. Una mission che sessant’anni dopo appare decisamente ridimensionata. Tra aree inquinate e bonifiche in stand by, infatti, di terreni a disposizione di nuovi insediamenti produttivi ne sono rimasti davvero pochi e la realtà presieduta da Dario Bruni, che conta oggi circa una ventina di dipendenti, a detta di molti non avrebbe più ragione di esistere. «La gestione dell’ente, di per sè, è efficiente - commenta Paolo Rovis del Pdl, ricordando tra l’altro la “dieta” imposta dalla passata giunta ad enti in perdita come il Consorzio aeroporto Fvg -. È la forma che ormai non ha più ragione di esistere. Le funzioni dell’Ezit oggi potrebbero essere svolte da altri enti locali». Un argomento identico a quello usato dai tanti detrattori della Provincia, secondo cui competenze e personale di palazzo Galatti andrebbero redistribuite tra i Comuni del territorio.

Amt srl e spa

Nell’elenco dei soggetti giudicati “non indispensabili” compaiono parte anche due partecipate del Comune: Amt srl, una specie di “scatola” nata solo per contenere le azioni di Trieste Trasporti, e Amt spa, realtà presieduta da Andrea Polacco con 14 dipendenti che attualmente gestisce parcheggi a pagamento. Servizio, questo, che presto potrebbe passare in capo al Comune. Proprio nell’ottica della razionalizzazione delle spese, infatti, l’amministrazione sta verificando la possibilità di “fondere” Amt con Esatto, affidando a quest’ultima la riscossione dei pagamenti e trasferendo in campo al Municipio la gestione operativa degli stalli.

Acquedotto del Carso

Tra le realtà pubbliche “chiacchierate”, figurano poi situazioni poco note come quella dell’Acquedotto del Carso spa. Nella minuscola provincia triestina, capita infatti che esistano addirittura due gestori della rete idrica: Acegas-Aps a cui l’Ato (l’Ambito territoriale ottimale di cui fanno parte tutte le amministrazioni locali) ha affidato la gestione operativa del 95% del servizio e appunto l’Acquedotto del Carso, competente sul piccolo, restante tratto della rete idrica. Una doppia presenza che certo non va nella direzione del risparmio.

Turismo

Un altro fronte in cui andrebbe fatta pulizia, secondo molte voci, è poi quella del turismo, settore in cui sono impegnati un assessorato comunale, un consorzio (Promotrieste) e la costola triestina della Turismo Fvg affidata ad Adalberto Donaggio. «Il rischio che si sovrappongano le competenze è evidente - osserva il “grillino”Paolo Menis -. Serve quindi una razionalizzazione delle risorse, la stessa che dovrebbe portare ad accorpare i Comuni sotto i 5mila abitanti (nel nostro caso Sgonico e Monrupino) e a ripensare il ruolo della Camera di commercio. Che senso ha quella di Trieste se l'unica missione è portare avanti progetti che non stanno in piedi come il Parco del mare o proporre costose installazioni in piazza della Borsa?»

Fiera e Tcd

Nel mirino, infine, restano la Fiera spa - in passato macchina mangia soldi per gli enti locali, ora interessata da una liquidazione coatta di cui non si intravede la fine-, e Tcd, la discussa partecipata dal Comune attiva nel ramo dei servizi informatici. «Società ereditata dalla precedente amministrazione - fa sapere Roberto Cosolini -, che noi abbiamo dovuto obbligatoriamente tenere in vita anche per evitare ricorsi».

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