Scoperta una lumaca invasiva neozelandese nella Trieste sotterranea
La presenza nel vecchio Acquedotto Teresiano è stata confermata dai ricercatori. Lo rende noto il Comune di Trieste, che spiega come il mollusco possa causare danni e creare problemi all'ecosistema locale.

In condizioni ecosistemici favorevoli può proliferare fino a raggiungere una densità di mezzo milione di gusci un un metro quadro monopolizzando fino a tre quarti dei nutrienti, riducendo la presenza di tante altre specie, la pescosità delle acque e può creare problemi meccanici di intasamento in tubature e filtraggi.
È un mistero come sia arrivata a Trieste la chiocciola di fango neozelandese (Potamopyrgus antipodarum), rinvenuta nel vecchio Acquedotto Teresiano che gli asburgici costruirono sotto la città.
Il Comune di Trieste, che in una nota ne dà notizia, ipotizza sia stata “portata dalle truppe neozelandesi durante la liberazione della città o magari più recentemente da altre parti del mondo”, ed esprime preoccupazione tanto da consigliare di lavare bene attrezzature e stivali ogni volta che si frequentano torrenti o ambienti simili per evitare di trasportare involontariamente questa specie invasiva, temendo di causare danni all'ecosistema locale.
La presenza del mollusco è stata confermata da ricercatori slovacchi e tedeschi durante un progetto di ricerca sulla fauna sotterranea cui hanno partecipato anche il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, il Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Trieste e la Società Adriatica di Speleologia.
Per il momento, non si sa "quali effetti possa avere la presenza nelle acque sotterranee giuliane" della chiocciolina, si spera che "in condizioni così estreme non riuscirà a proliferare e non avrà una grande biodiversità da alterare". Da piazza Unità d'Italia si annuncia che verranno estese le ricerche ad altri corsi d'acqua del territorio.
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