Maledizione Grezar, cantiere “congelato” da un ricorso al Tar
di Fabio Dorigo
La maledizione del Grezar non ha fine. Altra tegola giudiziaria e cantiere di nuovo fermo. «E una cosa che abbiamo ereditato. Non è colpa nostra e forse neppure dell’amministrazione precedente» ammette con onestà l’assessore comunale allo Sport Emiliano Edera che non vuole buttare la croce su Paris Lippi (ex assessore) o Roberto Dipiazza (ex sindaco ed ex assessore ai Lavori pubblici). Forse è solo “sfiga”. Resta il fatto che tutto è congelato a pochi mesi dal traguardo dell’inaugurazione prevista inizialmente per il maggio 2009, poi slittata all’autunno 2010, poi assicurata entro la fine di quest’anno e di recente proiettato alla primavera del 2012. Un perfetto cronoprogramma all’italiana.
Ma cos’è successo? È successo che il Tar ha dato ragione alla Soimper Costruzioni (gruppo Perin) di Carmignano sul Brenta (Padova) nel ricorso contro la gara d’appalto del terzo e ultimo lotto dei lavori vinta dalla storica ditta Scarcia&Rossi fallita nel gennaio 2010 dopo 54 anni di attività lasciando un buco di 7 milioni e mezzo di euro e 23 dipendenti a casa. Al Comune di Trieste, dopo opportune verifiche, non è rimasto altro che far sospendere i lavori alla Riccesi che era subentrata, dopo una nuova gara, al fallimento della Scarcia&Rossi: un affitto d’impresa da 300mila euro per 12 mesi con l’assorbimento anche di 8 dei 23 dipendenti. Escluse dall’ultimo affidamento la Gover di Codroipo e la Savino Spa.
Con il Tar si torna al punto di partenza. Alla prima gara d’appalto. L’origine tutti i guai. Il pronunciamento del tribunale amministrativo arriva praticamente un anno e mezzo dopo il fallimento dell’impresa vincitrice. E praticamente rende nullo il contratto di affitto d’impresa della triestina Riccesi. In teoria alla ditta vincitrice al Tar, lo Soimper Costruzioni (che era risultata terza alla gara d’appalto), dovrebbe spettare l’intera torta e non solo la fetta rimasta dopo gli interventi della Scarcia&Rossi (prima del fallimento) e quelli successivi della Riccesi. «Un casino giudiziario» spiega Edera che martedì cercherà con gli uffici comunali di sbrogliare l’ingarbugliata matassa. Non è detto che della faccenda non si debba occupare anche la Commissione trasparenza. Di più non sa dire. «Sono un farmacista, non n giurista» ammette il giovane esponente dell’Italia dei valori. «L’obiettivo politico resta quello di avere quanto prima la consegna dell’opera. Cercheremo di capire cosa dobbiamo fare» assicura Edera.
Il nuovo Grezar (il vecchio stadio è stato demolito il 22 luglio 2005) potrà ospitare, quando sarà concluso, 6.226 spettatori. Un’opera imponente da 13milioni e 450mila euro situata al fianco del Nereo Rocco e collegata attraverso un unico sotterraneo al PalaTrieste. Non meno imponente dell’originario, costruito in soli 14 mesi con 250mila ore di lavoro, 24mila metri cubi di terra movimentata e una spesa di neanche due milioni di lire. I lavori iniziarono alla fine di luglio 1931 e si conclusero nel mese di settembre 1932. L’inaugurazione il 23 settembre con la partita Triestina-Napoli. Altri tempi, altri campionati. Lo stadio allora non si chiamava Grezar, ma Littorio, in ossequio al Ventennio, poi banalmente Valmaura. Pino Grezar morì nel 1949 a soli trent’anni a Superga con il grande Torino. E subito Trieste gli intitolò lo stadio. Un’impianto vissuto con onore per 73 anni. Solo qualche giorno fa l’impianto è stato chiesto dall’Unione di Aletti per gli allenamenti della Triestina orfana del campo militare di Opicina. Allenamenti a cantiere a aperto. L’assessore si è dichiarato disponibile. Potrebbe essere di buon auspicio per l’ennesima “incompiuta”. Oscar Pistorius, l’atleta sudafricano, è pronto da oltre due anni per battezzare la pista di atletica del nuovo “Grezar”. Di questo passo rischia di farlo a fine carriera.
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