Man Ray, un '900 surreale e ironico

Villa Manin di Passariano propone un percorso alla scoperta dell'artista, anche pittore, designer e autore di corti
"Noir et blanche", Man Ray 1926
"Noir et blanche", Man Ray 1926

Con oltre 300 opere, fra fotografie, oggetti, dipinti, disegni e film sperimentali, Villa Manin ripercorre la vita e l’opera di Man Ray (1890-1976), uno degli artisti più significativi del ’900, autore di vere e proprie icone del secolo scorso, come Le Violon d’Ingres, figura femminile con due intagli di violino sulla schiena, e Cadeau, ferro da stiro con la piastra percorsa da una fila di chiodi. Una grande mostra, visitabile da domani all’11 gennaio 2015 e curata da Guido Comis e Antonio Giusa, con la collaborazione della Fondazione Marconi di Milano. La straordinaria inventiva di un artista, allo stesso tempo fotografo, pittore, ideatore di oggetti e autore di cortometraggi cinematografici, viene raccontata attraverso un ricco percorso espositivo che permette così di scoprire, oltre all’artista, anche Man Ray uomo e di seguirlo nella lunga e movimentata carriera fra Stati Uniti ed Europa, fra amori e amicizie.
Per Man Ray non esiste infatti distinzione fra arte e vita, fra interesse estetico e sentimentale, fra desiderio e invenzione visiva. Pur mettendo in evidenza le diverse espressioni dello stile dell’artista, talvolta quasi disorientanti nel loro carattere enigmatico, la mostra permette di cogliere gli elementi di continuità nell’opera di Man Ray, le curiosità e le ossessioni che la punteggiano.
La mostra attraversa tutta la vita dell’artista: dagli anni d’esordio fra New York e Ridgefield (New Jersey), sede di una vivace colonia di artisti - alle prime opere dadaiste; dall’arrivo a Parigi nel 1921, alla fuga dalla Francia occupata dopo un ventennio di attività intensissima; dagli anni di Hollywood, dove Man Ray si stabilisce al ritorno in America, agli ultimi due decenni di vita trascorsi a Parigi. Non si tratta tuttavia di un iter semplicemente cronologico, ma di un percorso articolato in una successione di approfondimenti che hanno per tema la scoperta della vocazione all’arte, il rapporto con gli amici artisti e il contributo alla definizione dell’estetica dadaista e surrealista, l’elaborazione di tecniche fotografiche come il rayograph e la solarizzazione, l’immagine della donna, le sperimentazioni cinematografiche e altri ancora.

"Le violòn d'ingrès" del 1944
"Le violòn d'ingrès" del 1944

Già a partire dal periodo newyorchese, quando strinse amicizia con Marcel Duchamp, e a maggior ragione negli anni parigini, Man Ray frequentò molti fra i più importanti artisti del Novecento: oltre al citato Duchamp, Francis Picabia e Pablo Picasso, poi Henri Matisse, Giorgio De Chirico e Constantin Brancusi, solo per citare alcuni nomi. L’esposizione mette in evidenza il sodalizio sia umano che creativo con queste figure e molte altre attraverso gli indimenticabili ritratti a cui Man Ray affidò il loro ricordo, ma anche attraverso opere di Man Ray stesso o degli artisti citati che testimoniano le curiosità e gli ambiti di ricerca condivisi.
Così come dalle amicizie con i colleghi artisti, la vita e l’opera di Man Ray furono segnate dall’incontro con donne affascinanti: Kiki de Montparnasse, Lee Miller, Meret Oppenheim, Juliet Browner e molte altre che non furono solo modelle e, spesso, amanti, ma vere e proprie muse capaci di ispirare, attraverso il proprio corpo, alcune delle sue opere più celebri: dal Violon d’Ingres, che ha per protagonista Kiki, alla Erotique Voileé, serie fotografica nata dalla collaborazione con Meret Oppenheim, per giungere ai magnifici ritratti che Man Ray scattò alla moglie Juliet Browner nel corso degli anni. Oltre a un’ampia selezione di fotografie femminili la mostra presenta opere in cui i corpi delle donne si fondono con architetture, oggetti geometrici, forme inanimate. L’erotismo di queste immagini lascia trapelare anche l’interesse per il marchese De Sade, che grande influenza esercitò sugli artisti surrealisti.
La creatività di Man Ray si espresse anche nei film sperimentali girati negli anni Venti: Retour à la raison, Emak Bakia, Les Mystères du Chateau du dé, Etoile de mer, testimonianze di eccezionale inventiva nell’uso della cinepresa e oggi unanimamente considerati fra i capolavori della cinematografia surrealista. A documentare questa manifestazione del talento visivo dell’artista ci sarà un’apposita sezione curata da Carlo Montanaro. I film saranno inseriti nel percorso e proiettati nell’ambito del ciclo di iniziative collaterali che saranno ospitate sempre a Villa Manin.
Accompagna l’esposizione un catalogo edito da Skira con le immagini delle opere esposte, i contributi critici di Guido Comis, Antonio Giusa, Janus, Carlo Montanaro e con un ricordo dell’artista di Giorgio Marconi.
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