Manipolazione genetica, frenetica applicazione

TRIESTE Continuano incalzanti le notizie sulle applicazioni mediche di Crispr /Cas9, la tecnica di editing genetico preciso che ha già rivoluzionato i laboratori di ricerca. Con questa è possibile cambiare una specifica sequenza del genoma in qualsiasi specie: Crispr è una sequenza di Rna che si disegna a piacimento per riconoscere il gene che si vuole mutare, Cas9 è un enzima che taglia il Dna, portato da Crispr sulla sequenza bersaglio; dopo il taglio, la cellula ripara il danno introducendo un errore e, voilà, uno specifico gene è inattivato. Proprio questa settimana la Corte Suprema degli Stati Uniti ha assegnato definitivamente il brevetto della rivoluzionaria tecnologia al Broad Institute di Boston, l’istituto di ricerca sostenuto da Harvard e Mit.
Dai tumori alle malattie ereditarie, crescono le applicazioni di Crispr/Cas9 Alla University of Pennsylvania a Filadelfia sta partendo una sperimentazione per la terapia dei tumori, in cui Crispr/Cas9 è utilizzata per eliminare, dai linfociti dei pazienti, alcuni geni che li rendono poco responsivi. Crispr Therapeutics di Cambridge in Massachusetts usa Crispr/Cas9 per correggere i difetti dell’emoglobina, la beta talassemia in particolare. Sempre a Cambridge, Intellia Therapeutic somministra il sistema al fegato per eliminare il gene della transtiretina, una proteina il cui accumulo causa depositi patologici nelle cellule del sistema nervoso periferico, mentre Editas Medicine corregge un difetto ereditario della retina che porta a cecità congenita.
La decisione non scientifica della Corte di Giustizia Europea Questa frenesia per le applicazioni mediche di Crispr/Cas9 fa il paio con quelle in agricoltura, dove il sistema riesce con precisione a inattivare o modificare qualsiasi gene. Ma non in Europa: proprio questa estate, largamente sotto silenzio mediatico, la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato che le piante ottenute mediante mutagenesi, come quelle generate con Crispr/Cas9, ricadono nella soffocante normativa del 2001 sugli Ogm.
La sentenza di fatto non riconosce come sia completamente diverso aggiungere a una pianta un gene di una specie diversa rispetto a modificare uno che già esiste in natura. Una sentenza che denota la confusione culturale che regna in Europa e che rischia di metterci in condizione di grande inferiorità competitiva con gli altri Paesi.
Secondo questa normativa, se il grano Creso con cui noi italiani facciamo la pasta (che, ricordiamo, era stato ottenuto nei laboratori dell’Enea a Casaccia negli anni ’50 per mutagenesi di una pianta naturale usando emissioni di cobalto radioattivo) venisse prodotto oggi, sarebbe bollato come Ogm e bandito dalle tavole italiane e di molti paesi dell’Unione. –
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