Marianna Pascoli musa di Canova il medico enologo Vittorio Fasola

Non mancano le idee sull’ex cinema Azzurro, sul foyer e sulla sala incontri 
Roberto Covaz

teatro



Un’affettuosa amicizia legava Marianna Pascoli ad Antonio Canova. Di origine carniche, come la sorella Luigia, era giunta con la famiglia a Monfalcone dimostrando subito una profonda passione per l’arte. Assecondata dai genitori che non le fecero mancare il sostegno economico, Marianna girò in lungo e in largo l’Italia per visitare le città d’arte. Fatto insolito per una ragazza della metà dell’Ottocento. Poi l’incontro con lo scultore di cui, lasciano intendere alcune belle pubblicazioni, Marianna si innamorò perdutamente pur essendo maritata. Nella chiesa della Marcelliana una lapide murata sulla parete di sinistra “parla” delle sorelle Pascoli. Nel 2022, bicentenario della morte di Canova, sarebbe suggestivo intitolare il teatro alla, si suppone, bella Marianna, autrice brillante di copie dei più grandi capolavori dell’arte. Arte è anche un certo modo di intendere la medicina, specialmente quando si ha a che fare con i bambini. E in questo senso era un artista Vittorio Fasola, pediatra, medico condotto come si diceva una volta, enologo autorevole e autore del pregevole libro “Curarsi con il vino”. In veste di assessore comunale alla Cultura (in quota al Psi se non ricordiamo male) Fasola fu tenace fautore della realizzazione del teatro sulle “ceneri” del glorioso ex cinema Azzurro.

Un altro nome per il teatro è quello forse meno noto di Marlena Bonezzi, corista alla Scala di Milano. Bonezzi partecipò alla rappresentazione "Mass" di Bernstein allo Smeraldo di Milano e in vari piccoli ruoli alla Scala in opere dirette da Riccardo Muti e da altri direttori. Collaborò anche con l'Arena di Verona, il Regio di Torino e la Rai di Milano e di Torino. Assieme a Tonino Debernardi, poi, lavorò in qualità di cantante dalla fine degli anni '80, partecipando prima al festival del cinema di Taormina e quindi a quello di Venezia, in occasione della proiezione del film in concorso "Appassionate". Ferruccio Patuna, originario di Gradisca, ha lavorato molto a Monfalcone. Sua la lapide murata sul lato del municipio che dà su via Sant’Ambrogio che ricorda l’inaugurazione del canale Valentinis. Un altro nome cui la città deve molto è l’ingegner Dante Fornasir sepolto nel cimitero monumentale della natia Cervignano. Senza Fornasir, capo dell’ufficio tecnico comunale, non ci sarebbe stato il quartiere operaio di Panzano. Quartiere dove si è molto speso Giorgio Valletta, animatore culturale e teatrale in particolar modo. Scomparsa in anni recenti Luciana Ceriani ha legato il suo impegno alla crescita dell’Università della terza età. Era nipote di Emilio Ceriani, caduto sul Carso da irredentista. Per aggirare il vincolo dei 10 anni dalla morte del personaggio cui dedicare l’intitolazione, nel caso del teatro si potrebbe procedere a caratterizzare il foyer e la sala conferenze del primo piano.

Le candidature non mancano: da Albano Corbatto (animatore del Carnevale) a Olga Colautti (artista cui è dedicato il giardino davanti al cimitero); da Armando Depetris (insegnante e artista: nome spendibile anche per la biblioteca) ad Aldo Policardi, musicista e direttore di cori cui recentemente il coro Grion e il Ccm hanno dedicato un volume.

E a Giovanni Braidotti almeno il guardaroba lo vogliamo dedicare? Se lo meriterebbe Giovanin dei Usei, teatrante di strada. —

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