Marmotte sul sentiero e le gambe dei bimbi dimenticano la fatica
In questi giorni stiamo programmando la gita scolastica. Dopo più di trent’anni insieme al tempo pieno, la mia collega e io scegliamo con molta prudenza le escursioni in programma, perché qualche anno fa abbiamo condiviso un’avventura davvero memorabile... Eravamo tre giorni in Carnia con la nostra classe quarta, posto bellissimo, bambini felici, organizzazione perfetta, ogni giorno un’escursione per avvicinarsi alla natura ma anche alla storia di quei luoghi. Il secondo giorno una camminata di circa tre ore in compagnia di due guide ci avrebbe portato al lago Volaia oltrepassando il confine italo-austriaco a piedi, con pranzo al sacco e un po’ di tempo per giocare e riposare. Pur non essendo molto avvezze alle camminate in montagna abbiamo accettato, rassicurate dagli operatori: «Tranquille, il percorso non presenta difficoltà, basta avere le scarpe adatte, se siamo fortunati vedremo le marmotte...». Veniva assieme a noi una classe di Latisana, perciò eravamo anche contente di offrire ai bambini la possibilità di condividere questa esperienza con nuovi amici.
I nostri alunni avevano tutti le scarpe adatte e la mantellina impermeabile nello zaino; qualcuno era già stato in montagna, altri erano alla loro prima esperienza. Nell’altra classe invece c’erano alcuni bambini con le scarpe da ginnastica di tela, ma le maestre non sembravano preoccupate: dovevano essere esperte di montagna, sembravano conoscere già il percorso e trottavano tranquille in testa alla fila chiacchierando con le guide. Dopo un’ora di cammino però la situazione era la seguente: in testa una guida, le maestre “esperte” e tutti i bimbi ben equipaggiati e più avvezzi a camminare, via via verso la coda della fila i bambini più lenti, quelli lagnosi, quelli con le scarpe troppo leggere, quelli in sovrappeso che già ansimavano per la fatica, la seconda guida (una robusta signora che portava lo zaino dei bambini in difficoltà)…e noi maestre triestine, più brave a nuotare che a camminare sui sassi!
Cammina, cammina, il sentiero era davvero senza pericoli, ma per noi “cittadini” non era facile: salite, discese, sassi che sotto le scarpe sbagliate diventavano scivolosi, bambini da incoraggiare, da aiutare, e questo lago che non si vedeva ancora, nemmeno in lontananza. Le marmotte per fortuna c’erano e questo ha risollevato un po’ l’umore delle retrovie. Sei ore anziché tre per arrivare al lago…bellissimo, ma là pioveva a dirotto, perciò panino bagnato sotto la tettoia del rifugio, niente giochi sul prato e via sulla strada del ritorno! Quando siamo rientrati in albergo eravamo tutti sfiniti e noi preoccupate per i bambini: «Speriamo che non gli venga febbre. Che stancata, troppo faticoso, non riusciranno neanche a cenare, si addormenteranno prima». Intanto l’animatore: «Ragazzi, che ne dite di un’ora in piscina prima di cena? Chi vuole venire si faccia una doccia e ci vediamo là». Sono scesi tutti! Venti bambini beati a giocare nell’acqua come se non avessero camminato per tante ore e due maestre stravolte ai bordi della piscina.
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