Maxi sconti e spiagge “Covid-free”: le strategie dei Balcani per salvare il turismo

In primo piano sempre il nodo frontiere. E la Serbia punta al ripristino dei voli con Pechino
Montenegro, la spiaggia di Sveti Stefan foto da montenegro.travel
Montenegro, la spiaggia di Sveti Stefan foto da montenegro.travel

BELGRADO C’è chi si propone come destinazione sicura, libera dal virus; chi progetta zone di libera circolazione; chi gradualmente riapre alberghi e spiagge; chi valuta l’idea di “passaporti sanitari” per gli stranieri o di corridoi sicuri. Sono le tante sfaccettature di una battaglia per salvare il salvabile. È quella che si sta già combattendo dai Paesi baltici fino alla Grecia, passando per i Balcani. L’obiettivo è salvare il turismo, pilastro delle economie locali schiantato dall’epidemia, con cali previsti a due cifre in tutta la regione.

A fine maggio Croazia aperta ai turisti


Quale la ricetta? Non ne esiste una univoca che garantisca il successo, ma le idee che circolano sono tante. Una, che piace molto anche nei Balcani e in tutto l’Est, arriva dai Paesi baltici. Dal 15 maggio, Estonia, Lituania e Lettonia apriranno infatti le rispettive frontiere ai cittadini dell’area creando una “bolla” libera, una zona dove poter circolare senza restrizioni, utilissima al turismo. È la prima iniziativa del genere a livello Ue e «un primo grande passo verso la normalità», ha assicurato il premier estone Jüri Ratas, con la Polonia già interessata a partecipare al progetto. E l’entusiasmo per l’idea non è limitato ai Baltici. Il portale specializzato Emerging Europe, che ha svelato che un gran numero di Paesi balcanici e dell’Est Europa stanno valutando di copiare l’iniziativa. Tra essi ci sarebbero Austria, Slovenia, Croazia, Bulgaria, Macedonia del Nord, Romania, Serbia e Grecia. Che qualcosa si muova in questo senso è confermato dalle mosse di Atene che dovrebbe, di concerto con Sofia, aprire già questa settimana le frontiere al traffico turistico con la vicina Bulgaria, sperando di far affluire, con iniziative simili, più turisti anche da altre parti dei Balcani la prossima estate. Anche l’Austria, ha confermato ieri il Cancelliere Kurz, sta valutando di riaprire i traffici con Ungheria, Croazia, Italia, Germania e Cechia, perché «il turismo svolge un ruolo importante nella nostra economia». Del resto proprio ieri la Commissione Ue ha annunciato la proposta di una “fase 2” anche per le frontiere interne Schengen, con una riapertura «fra Paesi» ma anche «tra regioni» con «profili di rischio simili fra loro»: oggi saranno presentate le linee guida.

Slovenia, campane a morto per il comparto turistico
Una turista sulla caratteristica barchetta del lago di Bled ammira la chiesetta sull’isola. Bled è una delle località turistiche più gettonate


«La stagione 2020 non è ancora perduta», ha assicurato il ministro greco Haris Theoharis. Speranza condivisa dall’altro colosso turistico dell’area, la Croazia, che mira a salvare almeno il 30% del fatturato del comparto. In Croazia con l’arrivo della “fase 3” «si può andare in albergo, in campeggio, in strutture private e mangiare in ristorante all’aperto o negli spazi interni», ha ricordato il ministro del Turismo Gari Cappelli. Quello attuale è più un test riservato ai turisti croati, «un esperimento per osservare come andranno le cose» in termini di aumento di contagi, ha anticipato Cappelli. Se tutto andrà bene, sarà giugno il momento chiave, mese della possibile riapertura delle frontiere, con grandi tour operator, inclusa la tedesca Tui, pronti a far affluire turisti dalla Germania via aerea, ha anticipato la stampa locale. Ma Zagabria continua ancora a puntare sulle coste con «corridoi diretti» adriatici anche dall’Italia.



Nel frattempo si accendono i motori anche in Ungheria, Paese che taglia i prezzi di terme e hotel; in Bulgaria, che punta su maxi-sconti per i turisti inglesi aficionados della popolare Sunny Beach. O in Romania, che a giorni riaprirà gli hotel. Ma anche l’Albania si muove, preparandosi al distanziamento sulle spiagge. In prima linea il Montenegro, dove il turismo “pesa” per oltre il 20% sul Pil nazionale, che si sta offrendo come destinazione «coronavirus free», ha anticipato il premier Marković vantando il quasi azzeramento dei contagi. E c’è pure la Serbia dove si pensa di reintrodurre addirittura i voli con Pechino, per favorire il ritorno di turisti cinesi, ora di nuovo ambitissimi. E non solo a Belgrado. —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo