«Menicali non lo abbiamo ucciso noi»

«Non siamo stati noi a uccidere Roberto Menicali. Non abbiamo nessuna responsabilità per la sua morte».
Parole come queste sono state pronunciate da Zlatan Bragojevic, 31 anni, bosniaco, uno dei due presunti assassini del promotore finanziario triestino trovato cadavere un anno fa nella boscaglia vicino a Oppacchiesella in Slovenia. L’altra accusata è Liliana Dalic, bosniaca pure di 31 anni. Bragojevic ha fatto questa dichirazione ieri mattina nell’aula del Tribunale di Nuova Gorizia in occasione dell’apertura del processo nel quale sono imputati lui e la Dalic. Ma non si è rivolto alla corte del senato giudicante presieduta da Goran Kavura, ma si è girato verso il pubblico parlando direttamente ai familiari di Menicali che erano nella parte riservata, oltre alla transenna. Poi ha parlato per circa tre ore raccontando la sua versione dei fatti. In pratica lui e la donna avevano incontrato Menicali in piazza Libertà per acquistare la sua Mercedes ma non sanno quello che è successo dopo.
Per questo motivo, Bragojevic (che era assistito dall’avvocato Bruno Krivec) ha più volte ribadito la propria innocenza. L’altra imputata, Liliana Dalic (assistita dall’avvocato Stojan Zoran) parlerà il prossimo 15 giugno, data alla quale è stato aggiornato il processo. Ma ieri sono stati fin da subito registrati momenti di tensione tra la figlia del promotore finaziario e Liliana Dalic. Che ha denunciato in aula quella che ha ritenuto essere stata un’aggressione verbale avvenuta nel corridoio che porta all’aula del processo.
Al mattino del 19 giugno dello scorso anno Roberto Menicali aveva appuntamento in piazza Libertà con due persone alle quali intendeva vendere la sua Mercedes, appunto Zlatan Bragojevic e Liliana Dalic. Al momento della denuncia della scomparsa l'ultima traccia del promotore era stata l'immagine di una telecamera di un distributore di Sesana. Qualche giorno più tardi un'altra traccia: la sua tessera Bancomat era stata usata per cercare di prelevare denaro a Novo Mesto, in Slovenia. Segnali del suo cellulare erano stati poi captati, oltre che a Novo Mesto, anche a Sesana e Nuova Gorizia. Poi l'attenzione degli investigatori si è concentrata su un uomo e sulla sua accompagnatrice: Menicali è stato ucciso dalle persone cui voleva vendere l'auto. (c.b.)
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