«Mercurio nel pesce, ma nessun allarme»

Il professor Barone: il metallo trovato nei capelli di donne e bambini è sotto la soglia d’attenzione

MARANO LAGUNARE. Nessun allarme. Il pesce non è il diavolo. Forse lo è il mercurio che vi si annida. Ma le concentrazioni emerse negli esami eseguiti su donne e bambini di alcuni comuni della laguna di Marano e Grado non devono preoccupare. Quantunque siano più elevate rispetto a quelle registrate nei paesi di zone più interne. Il professor Fabio Barbone dell’Università di Udine, che ha curato l’indagine di cui abbiamo riferito ieri, raccoglie l’appello lanciato agli ambientalisti e chiarisce i punti principali su cui si fonda lo studio. «Chiariamo subito - afferma - che uno degli scopi della ricerca era quello di fornire ad Aziende sanitarie e Dipartimenti di prevenzione in primis, uno strumento. E cioè chiarire se la presenza di mercurio possa e in che modo essere nociva per la salute. Ebbene in nessun caso si è avuto il superamento della soglia d’attenzione. Anche se alcune mamme di Marano, Grado e Carlino hanno fatto registrare concentrazioni più alte». L’indagine dell’Università punta a fornire non solo un quadro della situazione, evidenziando la presenza di mercurio nei capelli della donne in gravidanza dovuta al consumo di pesce, ma anche uno supporto per la prevenzione. «In sostanza - sottolinea Barbone - per evitare che i livelli di guardia possano essere superati, è bene limitare il pesce di grande pezzatura, come il tonno, il pesce spada o i branzini di certe dimensioni. Sarebbe opportuno consumarlo una o al massimo due volte nell’arco della settimana. Ma eliminare il pesce dalle tavole sarebbe un errore. E non soltanto per le future mamme». Appurato che i risultati dello studio hanno fatto emergere una presenza di mercurio più rilevante nei casi presi in esame nei tre comuni della laguna, discorso a parte merita l’eventuale correlazione fra la presenza del mercurio e il quoziente d’intelligenza nei bambini in età scolare. Se è vero che in alcuni di essi in uno dei 17 paesi oggetto della ricerca il tasso d’intelligenza è di poco inferiore a quello di altri coetanei, questo non sta a significare che il colpevole sia il mercurio. «Le due cose - rimarca Barbone - non sono collegate, o, almeno, ciò non è ancora stato dimostrato. Ma sia chiaro che non stiamo, comunque, parlando di bambini malati. Il motivo di un risultato del genere potrebbe risiedere in fattori socio-economici, ambientali o di altra natura. Sono troppe le variabili in campo». Insomma, il mercurio c’è e questo è un fatto. Ma si può tranquillamente continuare a mangiare pesce. Con un pizzico di attenzione. E questo vale soprattutto per chi si appresta a diventare mamma.

Flavio Nanut

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