La messa e poi i tuffi: così i serbo-ortodossi di Trieste festeggiano l’Epifania

In centinaia sul Canale per assistere alla cerimonia del lancio della ghirlanda con la Croce nell’acqua ghiacciata. Il più veloce è stato Predrag Matijasevic, 36enne ex pallanuotista, originario del Montenegro 

Ugo Salvini
Il momento del tuffo nel canale di Ponterosso Fotoservizio di Andrea Lasorte
Il momento del tuffo nel canale di Ponterosso Fotoservizio di Andrea Lasorte

Sono stati in centinaia, domenica mattina 19 gennaio, i credenti di fede serbo-ortodossa di Trieste che hanno partecipato, sul canale del Ponterosso, al tradizionale rito dell’Epifania, incentrato sul lancio in acqua della ghirlanda con la Croce e sul tuffo di quanti sfidano il freddo per recuperarli.

Rito dell'Epifania, il tuffo dei fedeli serbo ortodossi a Trieste

 

Un appuntamento molto suggestivo, che ha richiamato lungo le strade che circondano la zona di Ponterosso anche turisti di passaggio e molti triestini, incuriositi dall’originalità dell’evento. Alcuni gruppi hanno occupato le piattaforme sistemate ai lati del ponte che sorpassa il canale, pur di poter ammirare il coraggio della ventina di tuffatori che hanno sfidato il rigore invernale e la temperatura non certo adatta per fare il bagno. L’acqua infatti non superava i dieci gradi, ma le tradizioni vanno rispettate.

La solenne funzione

La mattinata è iniziata, secondo l’usanza, con la solenne funzione dell’Epifania, svoltasi nella vicina e ieri molto affollata chiesa dedicata a San Spiridione e celebrata da padre Raško Radović, parroco, proto presbitero, stavroforo della chiesa di culto serbo-ortodosso. Nelle chiese di rito orientale la “Teofania del Signore” ricorda la celebrazione del battesimo di Gesù. L’evento è ricordato in una data diversa rispetto alle chiese occidentali, in quanto la chiesa serbo-ortodossa segue il calendario giuliano e non quello gregoriano.

Padre Raško Radović Foto Lasorte
Padre Raško Radović Foto Lasorte

Processione e tuffo nel canale

Rito dell'Epifania, il tuffo dei fedeli serbo ortodossi a Trieste

Conclusa la funzione, è iniziata la breve processione fino al canale del Ponterosso, guidata dal parroco, accompagnato da numerosi fedeli che hanno intonato canti sacri, portando gli stendardi, le icone della festa e l’evangeliario. Giunto nel punto previsto, padre Radović ha dapprima benedetto tutti i presenti e, pochi istanti dopo, ha lanciato in acqua corona e croce. A quel punto, i coraggiosi fedeli, una ventina in tutto, fra i quali anche alcune donne, che nel frattempo avevano raggiunto il bordo del canale, si sono tuffati per raggiungere la ghirlanda con la croce.

Il più rapido Predrag Matijasević Foto Lasorte
Il più rapido Predrag Matijasević Foto Lasorte

Ha vinto un pallanuotista

Il più veloce è stato Predrag Matijasević, 36enne originario del Montenegro, che in poche bracciate ha lasciato a distanza tutti gli altri, riportando a riva i simboli della Teofania serba. «Ho un passato da pallanuotista – ha detto qualche istante dopo – e questo mi ha certamente favorito. Gli applausi che il pubblico ci ha tributato ci hanno ripagato dell’impegno».

Poco dopo, nella sala attigua alla chiesa, dove i tuffatori si sono ritrovati per rivestirsi e riscaldarsi, il presidente della comunità serba di Trieste, Zlatimir Selaković, ha consegnato a Predrag Patijasević una collanina con una piccola croce, entrambe d’oro, «come premio – ha detto Selaković – per essere stato il primo a recuperare la ghirlanda e la croce lanciate dal parroco».

Il rituale ortodosso

Il bacio dell’icona Foto Lasorte
Il bacio dell’icona Foto Lasorte

Il rituale del tuffo è molto diffuso in tutti i Paesi dove la religione prevalente è quella ortodossa. Non più tardi di un paio di settimane fa, sul molo Audace, di una cerimonia pressoché identica sono stati protagonisti i fedeli della chiesa greco-ortodossa di San Nicolò. Anche in tale occasione c’è stato il lancio della croce, poi recuperata. In premio, agli artefici del recupero hanno ricevuto una speciale benedizione, valida per loro e per le loro famiglie.

In Russia fedeli nel ghiaccio

La tradizione non ammette deroghe neppure nei Paesi particolarmente freddi come la Russia. Ci sono regioni in cui i fedeli non esitano a bucare il ghiaccio di laghi e fiumi pur di poter ripetere il rituale del recupero della ghirlanda e della croce. In alcune zone, inoltre, le mamme non esitano a immergere i loro bimbi piccoli nelle gelide acque dell’inverno. È tradizione comune del mondo ortodosso portare con sé a casa l’acqua benedetta in bottiglie, poi utilizzata per benedire abitazioni, animali domestici e beni personali. L’acqua, secondo la tradizione, non deve corrompersi, anche se rimane per tutto l’anno accanto all’icona che si tiene in casa. Viene utilizzata nei momenti di grande bisogno, nelle malattie e nelle angosce, per essere aspersa o bevuta. 

 

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