Minacce e insulti in serie L’ex badante a giudizio

Assunta, è stata licenziata dopo pochi giorni. Così dopo essere stata mandata via se l’è presa con la figlia dell’anziana che doveva accudire. Non le ha dato pace. Non solo l’ha insultata e minacciata ma l’ha anche perseguitata con continue telefonate e messaggi sms. Centinaia di telefonate. Si chiama Darinka Novkovic, 61 anni, originaria di Fiume. Ieri è stata rinviata a giudizio dal gip Guido Patriarchi che ha accolto le richieste del pm Maddalena Chergia. Difensore d’ufficio l’avvocato Antonella Stella. Parte civile per conto della vittima, l’avvocato Antonio Santoro. L’udienza è stata fissata per il prossimo 3 giugno davanti al giudice Massimo Tomassini.
La sconcertante vicenda è iniziata nel mese di dicembre del 2014 quando Darinka Novkovic è stata assunta da un’anziana in precarie condizioni di salute. Ma il suo rapporto di lavoro è durato appena 7 giorni. Poi le hanno detto: «Basta».
Dopo il licenziamento anzichè rivolgersi al giudice per chiedere di essere risarcita, ha cercato - secondo l’accusa - di farsi giustizia da sè. In particolare ha chiesto alla figlia dell’anziana il pagamento della somma ulteriore di 450 euro oltre a quanto le spettava minacciandola che in caso contrario l’avrebbe denunciata per molestie e per lavoro nero. Le ha detto: «Se non paghi quanto ti ho chiesto avrai una bella sorpresa». Non solo. Per una decina di giorni ha perseguitato la figlia con una vera e propria pioggia di messaggini dal contenuto intimidatorio. Ma ha scritto anche lettere in modo, così si legge nel capo d’imputazione, «da provocare nella persona offesa un perdurante stato di ansia e paura e da ingenerare nella stessa timore per la propria incolumità».
«Si è presentata dopo il licenziamento nella casa di mia madre con la scusa di dover prendere alcuni effetti personali che si era dimenticata. Dopo qualche ora mi ha inviato una serie di sms. Ha scritto “se no si fa (ovvero, se non riceve i soldi) denuncia per lavoro nero. Passerò in ufficio a riscuotere», si legge nella denuncia presentata agli agenti della squadra di pg della polizia locale.
Ha aggiunto ancora la vittima nella querela: «Non ne posso più. Vivo con il telefono di casa staccato perché ultimamente fa squillare in contemporanea cellulare e fisso a tutte le ore del giorno e della notte. Ieri sera - ha rilevato - mi avrà chiamato non meno di 40 volte». In un altro caso ha scritto: «Ti denuncio ai sindacati. Mi devi dare 3600 euro più la multa. Ora ti arriva una lettera e sarà peggio per te».
Insomma si è creata in poco tempo una situazione ingestibile e soprattutto insopportabile. Da qui l’avvio del procedimento e il rinvio a giudizio che è stato disposto ieri mattina. (c.b.)
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