Monfalcone, causa civile per cancellare la transazione sull’amianto

Passa in Consiglio comunale il mandato allo stralcio dell’intesa votata dalla giunta Altran e adesso sconfessata

MONFALCONE Due sono ora gli ambiti su cui si gioca la partita dell’amianto: civilistico, per ottenere l’annullamento della transazione stipulata da Fincantieri con la precedente amministrazione, eccependo la nullità dell’atto per un «eccesso di mandato» che ha precluso la possibilità di costituirsi in futuro parte civile ai processi; e penale, in occasione dell’Amianto quater, con la richiesta di esser nuovamente ammessi alla domanda di risarcimento dei danni in virtù del fatto di essere il Comune colpito dall’emergenza asbesto.

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Bumbaca Gorizia 15.10.2013 Processo amianto sentenza - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

«Questo la città vuole, questo i nostri morti avrebbero voluto, questo i figli dei nostri defunti chiedono e questo noi faremo», ha scandito Anna Cisint in Consiglio comunale, ieri convocato d’urgenza, per dibattere il parere – protocollato lo scorso 30 agosto – dell’avvocato Caterina Belletti, chiamata sul punto a svolgere attività di consulenza legale per un compenso dal migliaio di euro.

È la fotografia, in estrema sintesi, di una seduta durata 3 ore, al termine della quale l’opposizione è uscita di nuovo, come già era avvenuto a fine gennaio, col capo cosparso di cenere, per l’ennesima vivisezione del suicidio politico del Pd e la «morte della sinistra» in generale, come sottolineato dal grillino Gualtiero Pin, che nel primo intervento in aula ha saputo rigirare il coltello nella piaga e cospargerla di sale.

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Lo stralcio del vituperato accordo si è consumato all’unanimità dei 16 votanti presenti, compresa la dem Marina Turazza e la rossa Cristiana Morsolin, all’epoca dei fatti presente all’approvazione della contestata delibera e, pur astenuta, pedina fondamentale per la garanzia del numero legale della convocazione, ovvero per la validità dell’atto. «Una pagina buia della storia politica di Monfalcone», così l’ha rievocata.

Uscito prima «per questioni lavorative», invece, l’ex vicesindaco Omar Greco, l’unico a esprimere apertamente scetticismo sulla soluzione prospettata («credo non ci siano le condizioni giuridiche per compiere questo percorso»), sebbene pure l’ex collega di partito Turazza abbia contestato il ricorso a un solo parere legale, a scapito di una più ampia consultazione.

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Tra l’altro quest’ultima, che aveva alle spalle il presidente dem Riccardo Cattarini, partendo dal rinnovo delle scuse per quello che tra le fila del centrodestra è stato tacciato come «accordo sciagurato» non ha lesinato obiezioni sul brevissimo anticipo della seduta, convocata nell’arco di 24 ore e a svantaggio della possibilità di approfondire il documento di Belletti, altresì «riservandosi ogni azione» per il mancato presupposto dell’urgenza e, in particolare, indefettibilità della questione all’esame.

Apriti cielo, ben presto Turazza – già interrotta dal forzista Giuseppe Nicoli che rimproverava il Pd d’aver tenuto la medesima condotta in passato e poi ha chiesto «se non sia il caso di cambiare il capogruppo», vista la divergenza di votazione nella mozione di gennaio – è diventata il parafulmine dell’ira del sindaco, tanto più per l’indisponibilità nei paraggi della grande assente (ma assai nominata) Silvia Altran, ex sindaco firmataria della transazione, occupata negli scrutini a scuola.

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«Voi avete un bel coraggio – ha strillato Cisint –: ci venite a fare il cicchetto sulle 24 ore di preavviso dopo che noi cerchiamo di riparare al mal fatto? ». Abbozzo di spiegazione da parte di Turazza. «No lei adesso mi ascolta – così seccamente il sindaco –, perché scusarsi è sempre semplice, ma quell’atto ha prodotto dei danni gravissimi.

Monfalcone ha perso la possibilità dell’Amianto bis e rinunciato a tutte le costituzioni future. E lei, con quale coraggio, ora mi viene a dire della convocazione urgente? Dov’è il senso del pudore del Pd? Ma come si permette? Lei crede di rappresentare così i cittadini, mio padre o mia madre che ha le placche? Qua non giochiamo a Risiko o alla politica. Sa quanti non hanno dormito la notte per la decisione presa dal suo partito?».

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E giù l’affondo: «Quel 20 luglio si sono cancellati anni di lavoro. Ma com’è nato quell’accordo? Chi l’ha proposto?». E siccome per Cisint la politica «si fa con i fatti e non con le parole», ha snocciolato la richiesta di un incontro con il Ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda per dipanare la questione amianto, arrivando a ventilare pure una visita a Saint-Nazaire nel caso non ottenesse attenzione.

Duri i toni anche di una parte della maggioranza (Maurizio Bon ha chiesto «che si valutino azioni legali verso la precedente giunta»), tutta però stretta nel sostegno al sindaco, da Giuliana Garimberti ad Antonio Garritani, passando per Federico Razzini e Mauro Steffè, che nonostante le recenti vicissitudini interne a Fratelli d’Italia, davanti all’assessore-rivale Francesca Tubetti ha parlato a nome del partito per affermare che «Cisint ha dato un segno di dignità alla città».

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