Monfalcone, il cimitero di bombe nel cuore di Portorosega: LE FOTO INEDITE

MONFALCONE Un porto disseminato di bombe. Le operazioni preparatorie delle semplici manutenzioni del canale di accesso di Portorosega che prevedono di asportare le gobbe di fango in certe zone delle banchine nelle prossimità degli accosti più appetibili per le navi che hanno maggior pescaggio, hanno riportato alla luce una situazione, seppur storicamente nota, davvero straordinaria. La bonifica bellica infatti, che sta conducendo la ditta autorizzata Ediltecnica che sta facendo una ricognizione (dopo i lavori di sferramento con la pulizia del rottame ferroso depositato sul fondale, residuo degli antichi traffici) per scoprire residuati bellici sommersi nel fondale, nel giro di due mesi, tra marzo e aprile, ha riportato alla luce ben tre ordigni inesplosi, due molto pericolosi già asportati, un altro che deve essere analizzato messo in sicurezza. E tutto questo in un’area di mare poche decine di metri, davanti all’accosto numero sette (bitta 36) che per ora è interdetto.
La probabile quantità di bombe inesplose nel canale del porto, sepolte nel fango, come ha confermato la stessa Capitaneria di porto giovedì scorso, potrebbe essere rilevante, una realtà che supera qualsiasi immaginazione. Ed è assolutamente corretto, non è un’esagerazione, che Portorosega sia stato inserito tra i porti a più alto rischio di ritrovamento di ordigni inesplosi e dove è obbligatorio, prima di fare qualsiasi lavoro di dragaggio, procedere nel monitoraggio previsto dalla bonifica bellica. E a testimonianza di questo, in redazione, alcuni anziani lavoratori e operatori portuali, testimoni e protagonisti decenni fa della creazione e lo sviluppo del porto, hanno fatto arrivare alcuni scatti inediti per far capire la quantità di bombe inesplose in porto. Molte già scoperte, tante altre ancora nascoste e sepolte nel fango.
Era la fine degli anni’80 e una delle tante ditte incaricate dei dragaggi nella fase di allungamento delle banchine verso il largo, e nella creazione di quello che sarebbe diventato il porto di oggi, proprio in una fase di dragaggio del canale aveva fatto addirittura diverse “pescate miracolose” di ordigni. Le foto, che sono sempre della fine degli anni ’80, scattate durante i lavori, testimoniano soltanto uno degli eventi del ritrovamento di una giornata di dragaggi, che lascia impressionati. Ci saranno una ventina-trentina di ordigni inesplosi tra i quali alcune grandi bombe di aereo.
«Altro che una, ne abbiamo trovate a decine» raccontano commentando le foto ma anche confermando quello che era una diventata una abitudine: quando c’era la “pescata miracolosa” di bombe con la draga veniva chiamata la squadra specializzata degli artificieri dell’esercito per lo smaltimento degli ordigni. Ma tante volte, per non correre il rischio di vedersi bloccare i lavori, la draga quando pescava qualche ordigno singolo lo spostava in zone più lontane o in aree non interessate allo sviluppo. Una di queste (la storia ormai a conoscenza di molti in porto), è la famosa darsenetta dove il mare rientra verso terra. In quel luogo sono sepolti diversi ordigni, alcuni di questi spostati volontariamente.
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