Monfalcone, mensa scuola,: cibo scarso: “protesta delle gamelle”

MONFALCONE
La protesta è servita. Alla Duca d’Aosta monta la rabbia dei genitori delle elementari e delle materne sulla mensa scolastica. Siamo alla “rivolta delle gamelle”. «I nostri figli hanno fame, cambiamo le cose oppure - minacciano - li manderemo a scuola con il pasto preparato a casa». È questo l’aut-aut lanciato, con evidente provocazione, dalla platea, riunitasi l’altro ieri per discutere sul nuovo sistema di pagamento anticipato, attraverso le tessere ricaricabili. Le famiglie hanno alzato il tiro mettendo sul “piatto” una serie di richieste. In rassegna il personale di servizio alla mensa, la quantità e la qualità del cibo.
Volendo visionare il capitolato e la tabella-menù, sollecitando anche il rendiconto mensile dei pagamenti. Quindi la nota più dolente: i 4,65 centesimi a pasto ritenuti eccessivi. «È un aumento di soli 19 centesimi il costo praticato dalla ditta», ha blandito la dirigente del Servizio scolastico comunale, Rosanna Spazzali. Un rincaro che per le famiglie, a tariffa piena, significa 65 centesimi rispetto lo scorso anno. Indigesto, hanno replicato i genitori. Specie quando tuo figlio uscendo da scuola ti dice: “Ho fame!”. Risultato: i genitori assieme ai rappresentanti del Comune, con l’assessore Mirella Natural, e i referenti della Cirfood di Reggio Emilia, la nuova ditta incaricata della refezione, hanno aggiornato l’incontro al 30 ottobre. Si verificheranno effetti e modifiche richieste, potendo valutare nel frattempo la bontà del nuovo appalto. Le famiglie non sembrano proprio disposte a mollare, nonostante le spiegazioni che pure sono state fornite dal Comune e dalla ditta incaricata. Né sono mancati gli inviti a “venirsi incontro” per il bene dei bambini. L’assessore Natural ha ribadito la volontà di «accogliere le richieste» valutando una ricalibrazione del sistema.
«Mio figlio esce da scuola affamato», hanno sbottato all’unisono due madri piuttosto combattive. C’è chi s’è soffermato sul rapporto tra qualità-quantità delle portate e l’abbattimento dei costi chiedendo spazi di manovra. In sostanza: a un rincaro va corrisposto un migliore servizio. «Mia figlia - ha incalzato un’altra mamma - ha rifiutato una frittata secca e spugnosa, riscaldata al microonde: perché non cambiate menù?». Un papà ha osservato, a proposito dell’azzeramento dell’abbattimento generalizzato deciso dal Comune per potenziare le fasce di esenzione a favore dei più poveri: «Ho due figli, dovrò pagare 200 euro al mese: è quasi un furto». S’è parlato delle morosità, chiedendo lumi sul ripiano del deficit. Risposta del Comune: «La ditta precedente sta sistemando i conti. Chi non salda il pregresso non riceve l’agevolazione». Con tanto di invito: il tempo pieno non fa per te. Distinguo e perplessità. La sala gremita rumoreggiava. E una gragnuola di interrogativi. A partire dalla verifica sul personale in servizio alla mensa, riassorbito dalla nuova ditta che ha assunto l’appalto: «Perché solo alla Duca d’Aosta le cose non funzionano, i nostri figli tornano a casa con la fame?», ha detto una mamma ponendo dubbi sull’efficienza del servizio. E ancora: «Perché non si ruota il personale tra le sedi scolastiche, vediamo se la fame emigra altrove...». S’è giunti a proporre controlli a sorpresa in mensa da parte dell’apposito Comitato. Qui sono stati sollecitati i rappresentanti dei genitori: «In passato - è stato sottolineato - nessuno voleva assumersi l’impegno». Le visite dovrannno essere veri e propri blitz. A questo punto, la vicepreside ha osservato: «È molto brutto questo clima da polizia. Cerchiamo piuttosto di collaborare e di abituare i bambini a mangiare sano». Già, la dieta biologica. Le grammature e la qualità, per le quali è stato richiesto un confronto con l’Azienda sanitaria che predispone il menù vincolato, hanno ribadito a più riprese i rappresentanti del Comune e della ditta, dalle linee guida sulla nutrizione che discendono dall’Agenzia regionale sulla Sanità. «È una questione di educazione alimentare, abbiamo un ruolo istituzionale da ottemperare, anche se a casa le famiglie non seguono l’alimentazione biologica». Botta, risposta, ci rivediamo a ottobre. La ditta ha fatto appello al senso di responsabilità: «Non possiamo fare ciò che vogliamo, ci sono indicazioni dettate da principi nutrizionali ai quali dobbiamo attenerci. Siamo una nuova impresa, è inutile continuare a fare il confronto con il passato. Il nostro sistema vuole eliminare errori e problemi. Lasciateci lavorare e aspettate di verificare realmente il nostro modo di operare».
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