Morto Biondi, fece di Trieste la capitale del canyoning

Una lunga malattia, alla fine, l’ha portato via. Ma il suo nome, a suo modo, resterà nella storia, per aver fatto di Trieste la capitale italiana di una disciplina ardita come il canyoning, cioè la...

Una lunga malattia, alla fine, l’ha portato via. Ma il suo nome, a suo modo, resterà nella storia, per aver fatto di Trieste la capitale italiana di una disciplina ardita come il canyoning, cioè la discesa di torrenti e gole in canoa. È morto infatti Maurizio Biondi, tecnico della stazione di Trieste del Corpo nazionale Soccorso apino e speleologico, fondatore per l’appunto in Italia della disciplina del canyoning.

Entrato a far parte del Soccorso alpino nel 1990, Biondi si era distinto come persona dotata di tecnica ma soprattutto di sintesi per affrontare i problemi inerenti le operazioni di soccorso. Essendo il canyoning un’attività ancora «giovane» nel nostro Paese, confrontandosi con le realtà d’oltralpe, Biondi era riuscito a gettare le basi, diventandone l’artefice principale, per la costituzione dell’ «Associazione italiana canyoning» e della «Scuola nazionale canyoning», della quale fu il direttore, realtà che come scopo aveva l’uniformità d’insegnamento delle tecniche di discesa in forra, manovre comunemente usate ancora oggi. Il nome di Maurizio Biondi e la sua passione per il canyoning avevano fatto la loro comparsa nel ’99 anche sulle pagine della cronaca nera in quanto lui stesso faceva parte del gruppo sorpreso da un’onda di piena di un torrente in Tirolo proprio durante una discesa di canyoning: nell’occasione era morto il suo amico Federico Tietz di Padriciano.

Il funerale di Maurizio Biondi si terrà domani in via Costalunga.

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