Morto dopo la lite: «Mio figlio si è difeso»

«Mio figlio si è difeso da un’aggressione. Ha reagito. Ma non avrebbe mai voluto che l’altro morisse. Francesco è un bravo ragazzo, non un attaccabrighe. E non poteva sapere che l’uomo incontrato aveva anche problemi di salute».
A parlare è la mamma di Francesco Semeraro, 34 anni, ritenuto responsabile della morte di Andrea Bartolini. Quest’ultimo - originario di Ferrara e da qualche tempo abitante a Trieste, nella casa della fidanzata a Roiano - è spirato a Cattinara venerdì mattina per le conseguenze della violenta lite avuta con Semeraro la sera precedente in via dei Moreri, a Roiano: parole grosse, poi due violenti diretti risultati fatali a Bartolini. Semeraro ora è indagato con l’accusa di omicidio preterintenzionale o volontario (il pm Federico Frezza deve ancora esprimersi), ma non è stato arrestato.
Semeraro è un ex pugile “superleggeri”. Negli anni scorsi era stato condannato a sei mesi con la condizionale: l’accusa era quella di rissa aggravata. Secondo le indagini Semeraro aveva colpito con un pugno Franco Gabriele, un giovane dei Centri sociali. I due gruppi si erano fronteggiati in piazza Unità. A pochi metri si era svolto un comizio del Movimento sociale che voleva manifestare la propria solidarietà ai paracadutisti della Folgore coinvolti in quei giorni nelle indagini su presunte violenze in Somalia. I giovani dei Centri sociali e quelli della Fiamma tricolore si erano fronteggiati.
Ma torniamo all’episodio di Roiano. Dopo l’interragotorio di venerdì notte in Questura, Semeraro è stato accompagnato a casa dei genitori in via dei Moreri 3. «Il pm ha capito che si è difeso. Perciò non lo ha mandato in carcere», dice la madre: «Mio figlio è distrutto e non riesce a farsene una ragione. Non riesce neanche a parlare». La donna racconta che suo figlio non conosceva né Andrea Bartolini né gli amici di bevute in compagnia dei quali quest’ultimo era rimasto fino a poco prima della lite al “Tie Break” di via dei Moreri. Poi aggiunge quello che il figlio le ha riferito e che ha «detto alla polizia»: la sua versione. Secondo la quale Semeraro quella sera stava rientrando a casa dei genitori per cena: «Mio figlio ha sentito un uomo di quelli del gruppo uscito dal bar dire ad alta voce: “Lasciate che a questo muleto ci penso io”». A parlare era Bartolini, che poi avrebbe cominciato a insultare pesantemente Semeraro mentre i suoi amici se ne andavano. Semeraro, anzichè prudentemente allungare il passo, ha risposto alle asserite offese.
A questo punto - sempre secondo la ricostruzione dell’accusato - Bartolini gli ha piazzato una violenta testata. «Mio figlio - racconta ancora la madre - ha reagito con i pugni. Uno, mi ha detto, ha raggiunto l’altro al mento; il secondo all’addome». Bartolini è crollato sull’asfalto. «Mio figlio è rimasto lì. Non se n’è andato. Lo ha anzi aiutato a risollevarsi. E quando ha visto che stava in piedi gli ha detto “Ora basta. Tu vai per la tua strada, io per la mia”. Insomma per Francesco la vicenda era finita lì, ed è venuto a casa».
Bartolini però è crollato nuovamente a terra privo di sensi. Una donna che aveva assistito alla scena dalla finestra ha allora chiamato il 118. Aggiunge la madre di Semeraro: «Mio figlio mi ha riferito che l’altro aveva già il volto tumefatto. Questo potrebbe voler dire che in precedenza aveva avuto un incontro violento con qualcuno».
Domani intanto è prevista l’autopsia disposta dal pm Frezza e affidata al medico legale Fulvio Costantinides. I familiari di Bartolini si sono rivolti all’avvocato Giacomo Forlani di Ferrara per essere rappresentati nel procedimento giudiziario avviato. «Martedì saremo a Trieste per partecipare all’esame tecnico disposto dalla Procura - ha confermato l’avvocato Forlani - Per ora la famiglia preferisce non rilasciare dichiarazioni, ancora non conosciamo i fatti e la priorità è capire cosa sia successo davanti a quel bar. Attendiamo l’esito della perizia che sarà svolta martedì».
Intanto emerge un altra tragedia che 16 anni fa colpì la famiglia Bartolini. Tony, il padre di Andrea, era stato ucciso a colpi di arma da fuoco insieme alla compagna Rosy Pavani dall’ex vicino di casa Roberto Salmi. L’uomo, che dopo il duplice delitto si era tolto la vita, aveva voluto “vendicare” la morte della moglie Malvina, che si era suicidata nel novembre dell’anno prima dopo aver attraversato una profonda depressione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo