Quando la passione per le moto e le corse superava i confini anticipando Go!2025
Rombo dei motori protagonista di “Motociclismo senza confini”. L’organizzatore: «Le due ruote univano popoli divisi dalle ideologie». Il momento clou è stato l’accensione della leggendaria Galbusera V8

Storia, storie e emozioni. Questo è stato la serata in piazzale Seghizzi, ai piedi del castello di Gorizia. La Storia del motociclismo, con l’iniziale maiuscola, ad esempio. Perchè alle 19.58 ha cantato nel 2025 una voce del 1938, quella dell’araba fenice delle moto, la Galbusera V8 di Marama Toyo e Plinio Galbusera, accesa per la prima volta in assoluto in pubblico. Magia e brividi.
O le storie, piccole e grandi, di appassionati e club, le testimonianze di piloti che sfidavano le leggi delle fisica e la sorte sui circuiti cittadini nell’allora Jugoslavia degli anni Sessanta e Settanta, pungolati dalle domande di Marco Masetti.

E le emozioni, regalate in abbondanza dal rombo di gioielli su due ruote con tantissimi anni sulla carta d’identità ma uno smalto e un fascino intatti, che hanno riempito l’aria e l’atmosfera unica all’imbrunire sul colle sospeso tra Gorizia e Nova Gorica, Italia e Slovenia, due mondi uniti da una passione senza confini.
Appunto, “Motociclismo senza confini” era il titolo del grande evento promosso tra le due città che assieme sono Capitale europea della Cultura dal Moto Club Trieste - probabilmente il più antico d’Europa - e dal Moto Club Pino Medeot per la “regia” di Stefano Zuban. Ma verrebbe da dire anche “motociclismo senza età”, pensando a come splendidi mezzi hanno attraversato i decenni riuscendo ora a far brillare gli occhi a persone di tutte le età, di tutte le provenienze, di ogni tipo. Quelle che hanno affollato ieri piazzale Seghizzi.
Davanti al palco, due moto d’epoca e da corsa, un’italianissima (e artigianale) Sirza, la slovena Tomos, a ribadire una volta di più lo spirito transfrontaliero dell’iniziativa.

Sopra, si sono alternati ospiti e autorità, come i sindaci di Gorizia e Nova Gorica Rodolfo Ziberna e Samo Turel che hanno entrambi utilizzato metafore motoristiche per raccontare il senso di Go!2025: «Le nostre due città sono come due ruote con un unico motore», ha detto il primo, «Corriamo assieme in un’avventura bellissima e fatta di collaborazione che durerà negli anni», ha aggiunto il secondo.
Poi altre parole. Quelle con cui Stefano Zuban ha ricordato che proprio i piloti e la loro passione rincongiunsero in tempi in cui i confini esistevano eccome popoli che avevano sempre vissuto pacificamente assieme, ed erano stati poi divisi dalle tragedie delle due guerre mondiali. Ecco perchè “Motociclismo senza confini”, che questa storia ha raccontato e valorizzato, si è meritato anche il patrocinio dell’Unesco. Difficile riassumere tutti i contenuti di un’evento che resterà nella memoria.
Renzo Benito Battilani, tra i massimi conoscitori delle due ruote e straordinario collezionista, ha rapito il pubblico accompagnandolo in un viaggio alle origini del motociclismo. Un pozzo di conoscenza, aneddoti, curiosità. Curiosità come quella che ambienta proprio a Gorizia, e chi l’avrebbe detto, una delle primissime gare di moto di sempre, come ha raccontato Stefano Alfano.
Era il 1903, e di due ruote a motore in Europa se ne potevano contare forse sulle dita di qualche mano. Al velodromo Excelsior di via Trieste (l’unico con fondo in cemento del Litorale austriaco) si sfidarono i 5, di cui 2 arrivano al traguardo. Un’altra storia nella storia. Come quella del Moto Club Pino Medeot di Gorizia, capace a sua volta di superare i confini anzitempo, tesserando ormai da oltre 25 anni anche piloti sloveni.
E che dire della storia romanzesca di Marama Toyo (al secolo Roberto Ivancich), ricostruita e narrata dall’appassionata ricerca di Franco Damiani di Vergara nel suo libro “Sulle tracce di Marama Toyo”, che meriterebbe un giorno di diventare un film. Lo spirito del suo protagonista ha rivissuto nella Galbusera V8 accesa dal suo secondo papà, l’artigiano friulano Mirco Snaidero. Un frammento di passato portato nel presente e proiettato nel futuro, come il lavoro di Asi Green sui carburanti sostenibili raccontata da Franco Di Lauro, assieme ad una testimonial d’eccezione come l’attivista (e pilota) iraniana Maryam Talaee. Perchè la passione per le moto non abbia fine. —
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