Muore da solo in casa il conte Prandi

Malore mortale ieri pomeriggio in un’abitazione di via Don Bosco a Gorizia. La vittima è il conte Alessandro Prandi, 56 anni, appartenente alla storica famiglia goriziana. L’uomo, che viveva da solo al primo dei tre piani di villa Prandi, si è sentito male e ha chiesto a un amico di andarlo ad assistere. Quando l’uomo è giunto in via Don Bosco ha suonato alla porta d’ingresso senza tuttavia avere risposta. Temendo il peggio ha allertato il 118. L’ambulanza è giunta immediatamente sul posto ma i sanitari, trovando la porta chiusa, non hanno potuto fare altro che chiamare i vigili del fuoco. I quali hanno forzato l’ingresso. Alessandro Prandi è stato trovato adagiato su un divano, probabilmente già privo di vita. Ma il personale del 118 si è a lungo prodigato nelle manovre di rianimazione. Purtroppo non c’era nulla da fare. Sandro Prandi, informatico, lascia la moglie Elisabetta e i due figli, Massimiliano e Federico. Il decesso sarebbe dovuto a un infarto, ma saranno gli ulteriori accertamenti a stabilire le esatte cause. Data dei funerali ancora da stabilire. La famiglia Prandi ha scritto nei secoli scorsi la storia di Gorizia e non solo. A ottobre dello scorso anno era mancato, all’età di 88 anni, il conte Prandino de Ulmhort. I due suoi fratelli, Bernardino e Leonardo, sono morti da tempo. Sandro era figlio di Leonardo. L'origine dei conti Prandi de Ulmhort va ricercata in Trentino, nel paesino di Padaro, frazione di Arco, dove sono citati già nei libri parrocchiali del ‘500. Un salto di due secoli per arrivare a Leonardo Giacomo (1740-1822) che aprì uno stabilimento per la lavorazione del pesce a Barcola e accumulò grandi ricchezze. Dalla seconda moglie, Teresa Fecondo de Fruchtenthal, ebbe tre figlie ed un unico figlio maschio, Giacomo, che ottenne la conferma dell'antica nobiltà con l'aggiunta del predicato "de Ulmhort" al cognome e, nel 1847, il titolo di conte pontificio da papa Pio IX. Suo figlio anch’esso Giacomo (1850-1905) diventa un appassionato di agricoltura e di vini. Sarà lui a portare la famiglia nell'Isontino, acquistando nel 1878 dal conte Gyulay una villa veneta a Cassegliano con circa 250 ettari di campagna. Pochi anni più tardi decide di stabilirsi lì con tutta la famiglia e rimasto vedovo (come già altri avi) sposa la cognata. La villa si adattava bene a crescere dodici figli anche se manda le femmine dalle Notre Dame a Gorizia. Il primogenito Oscar (1880-1902) muore improvvisamente e così Gino (1881-1936) diventa l'erede del patrimonio che era vincolato al fedecommesso, una sorta di eredità bloccata oggi non più consentita dal diritto. Con lui inizia l'impegno pubblico dei Prandi nell'Isontino, a distanza di quattro secoli da quando nella Contea di Gorizia diressero le miniere di Idria. Il conte Gino, infatti, diventa podestà di San Pier d'Isonzo e aderisce al Partito Popolare di monsignor Faidutti, nelle cui fila diviene deputato nella Dieta provinciale. Ufficiale austro ungarico nella prima guerra, farà parte del Comitato per i rifugiati della Galizia e, dopo Caporetto, ricoprirà la carica di commissario per il vettovagliamento e sarà chiamato a far parte dell'Istituto di credito di guerra per il territorio meridionale dell'Impero. Nel 1918 sarà uno dei liquidatori della Banca Friulana e, non appena finito il conflitto, avrà difficoltà per la sua fedeltà all'Austria che gli costeranno il confino in Sardegna, assieme a De Gasperi. Avrà tre figli maschi: Bernardino dalla prima moglie, Leonardo e Prandino dalla seconda. Leonardo è stato dal 1956 al 1961 secondo capo scalo dell'aeroporto di Gorizia e successivamente, fino al 1969 capo scalo dell'aeroporto di Ronchi e quindi di Fiumicino, per conto di Alitalia. Dalla moglie Maria Fortunata Ciuk ha avuto Alessandro. Dei discendenti dei conti Prandi resta in vita ora solo Ferdinando, figlio di Prandino.
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