In 400 nel corteo di Ronchi: tensioni davanti a Leonardo
Traffico in tilt fra slogan e bandiere della Palestina. Squadre anti-sommossa nei pressi dello stabilimento, ritenuto dai manifestanti «complice» della guerra

Non meno di 400 persone, a Ronchi dei Legionari, hanno manifestato per dire un “no” deciso alla guerra, per condannare «il genocidio del popolo palestinese» e per sottolineare, ancora una volta, come proprio in città ci sia uno stabilimento, quello della Leonardo, che lavora pure in ambito militare e che, quindi, dal punto di vista dei manifestanti, viene vissuto come «complice» delle operazioni belliche in corso.
Al di là del previsto traffico in tilt attorno a Ronchi, il corteo si è sviluppato in modo lineare. Attimi di tensione si sono registrati solo al momento dell’arrivo degli stessi manifestanti nella zona industriale di Soleschiano.

L’area in cui si trova il sito della Leonardo era stata resa off-limits. Uno sbarramento protetto dalle forze dell’ordine che, a un certo punto, si pensava potesse essere sfondato. Tanto da far intervenire due squadre di Polizia e Carabinieri in assetto anti-sommossa. Ma l’allarme è subito rientrato. Non si sono registrati danni, se non a qualche transenna sistemata dal Comune a protezione dell’area in questione.
«Non siamo contro gli operai della Leonardo o contro gli abitanti di Ronchi – è stato ribadito dai promotori della protesta – ma non possiamo far finta di non vedere che i fabbricanti di morte si sfregano le mani ogni qualvolta nasce un conflitto armato. Civili e, soprattutto tanti, troppi bambini perdono la vita per colpa delle azioni di questi fabbricanti di morte».

Il corteo, partito da piazza dell’Unità d’Italia, “scortato” da un fitto cordone di sicurezza formato da Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza e Polizia locale, ha percorso via Roma, piazza Oberdan, via Dante, via Redipuglia, via Isonzo e, quindi, via dei Raparoni sino alla sede della Leonardo. Bandiere della pace, molte della Palestina e tanti striscioni, tra i quali quello che riportava lo slogan “Leonardo Spa produce morte! Sabotiamo la guerra”. E, ancora, qualche fumogeno liberato nell’aria, epiteti palesi contro la presenza della Digos e delle altre forze di Polizia, financo un isolato tentativo di accerchiare la troupe Rai che stava seguendo la manifestazione.
Disagi, come detto, si sono registrati a livello di circolazione stradale, con qualche automobilista spazientito per l’attesa in coda. Dopo una mezz’ora trascorsa, tra appelli e prese di posizione, davanti allo sbarramento in prossimità della Leonardo, i manifestanti hanno fatto rientro in piazza dell’Unità per la conclusione della lunga e intensa mattinata.
Decisamente più corposa di quella del 2023, con attivisti arrivati anche dal Veneto. «Oggi (ieri, ndr) insieme a centinaia di persone – così Andrea Di Lenardo, capogruppo Alleanza Verdi e Sinistra - Possibile a Udine, ed Emanuel Oian, responsabile Lavoro Sinistra Italiana Fvg – siamo scesi in strada per partecipare al corteo indetto contro la fabbrica della Leonardo che, proprio qui, produce le armi che l’Italia manda a Israele. La Leonardo ha siglato recentemente un memorandum di intesa con il gruppo turco Baykar per la produzione e l’export di armi e sistemi d’arma».
La situazione che si registra in quei paesi sconvolti dalla guerra ha guidato insomma una manifestazione che ha indicato in prodotti, come il Falco Xplorer e o il Mirach, dei «sistemi di assassinio mimetizzato». Non è mancato, poi, il riferimento ai portuali genovesi che hanno deciso di bloccare i carichi di armi, sperando che ciò possa avvenire anche a Trieste.—
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