Nave “Laura Bassi”, una nuova sfida in Antartide per la rompighiaccio triestina
La nave partita per la Nuova Zelanda con sofisticati strumenti a bordo
Coren (Ogs): «Sempre più richiesta: a marzo missione in Australia»

TRIESTE Nuove missioni e nuovi record per la Laura Bassi, la rompighiaccio triestina dell’Istituto nazionale di Oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs), partita sabato da Napoli alla volta della Nuova Zelanda con a bordo nuove strumentazioni ultra tecnologiche che consentiranno ai ricercatori di effettuare prelievi in Antartide fino a 6 mila metri di profondità.
È questa una delle novità più rilevanti della campagna, cui a marzo ne seguirà una seconda, sempre in Antartide, questa volta per conto dell’Australia: «Lo abbiamo saputo in queste ore. L’Australian Antarctic science council ci ha chiesto la disponibilità della nave per un progetto di rilievo tra marzo e aprile. Per noi è un altro motivo di soddisfazione», commenta il direttore di Ogs Franco Coren.
La rompighiaccio è partita ieri da Napoli, dove sono state caricate le strumentazioni scientifiche e i materiali per la nuova campagna scientifica del Programma nazionale di ricerche in Antartide (Pnra). Nei Cantieri del Mediterraneo sono stati realizzati alcuni importanti lavori di trasformazione, che hanno consentito di realizzare sulla Laura Bassi un nuovo laboratorio sul ponte di coperta e una “camera baltica”, ossia una struttura scatolare in acciaio, alta sei metri e lunga oltre sette, in grado di contenere al suo interno la “rosette”. Quest’ultima è la principale strumentazione di campionamento utilizzata in oceanografia: è un sistema che preleva campioni di acqua e ne misura alcune caratteristiche. Lo strumento può raggiungere i 6 mila metri di profondità. La struttura montata a bordo può ospitare due rosette.
La Laura Bassi partecipa alla 39esima campagna in Antartide: le missioni sono finanziate dal ministero dell’Università e della ricerca nell’ambito del Pnra; sono gestite dal Cnr per il coordinamento scientifico, dall’Enea per l’organizzazione delle attività nelle basi antartiche e dall’Ogs per la gestione tecnica e scientifica della rompighiaccio. Al timone, ancora una volta, il comandante Franco Sedmak, triestino come la nave e come l’Ogs: «una garanzia in termini di esperienza - sottolinea Coren - che ci consente di raggiungere quello che è il nostro obiettivo sempre: permettere agli scienziati di fare ricerca ai massimi livelli in totale sicurezza».
La nave arriverà in Nuova Zelanda a gennaio, per poi iniziare il suo viaggio verso l’Antartide con a bordo 38 fra ricercatori e tecnologi italiani e 23 membri di equipaggio. Per la prima volta la missione sarà condivisa con il progetto antartico neozelandese, con la presenza di 12 ricercatori neozelandesi. La Bassi circumnavigherà il mare di Ross e concluderà la sua missione a marzo a Lyttelton, in Nuova Zelanda. Seguirà la missione in Australia fino ad aprile. Quella dell’Ogs è l’unica nave italiana rompighiaccio per la ricerca oceanografica, e anche la prima e unica nave battente bandiera italiana in grado di operare in mari polari, sia in Antartide sia in Artico, conforme alle regole internazionali per l’accesso delle navi alle aree polari. «Nel 2024 - conclude Coren - porteremo a termine il percorso che ci ha consentito di trasformare la Bassi da nave per la logistica a nave che fa prevalentemente scienza e ricerca, raggiungendo livelli tecnici e tecnologici che la rendono molto richiesta da altri Stati e dall’Ue. I passaggi chiave di questa trasformazione sono stati tre: nel 2021 l’installazione della strumentazione a scafo, realizzata da Fincantieri. Nel 2022 la sistemazione delle apparecchiature per la sismica e, infine, la costruzione della camera baltica».
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