La nave della pace approda a Trieste: «Dare dignità ai migranti»

Il progetto Med25 ispirato da Papa Francesco sbarca 20 giovani da 14 Paesi: «Molti muoiono nel Mediterraneo: rispondere con umanità, solidarietà e rispetto»

Giulia Basso
I ragazzi sbarcano dalla Bel Espoir (Silvano)
I ragazzi sbarcano dalla Bel Espoir (Silvano)

L’algerina Anfel sorride mentre sbarca dalla Bel Espoir, ormeggiata al Molo Audace. «Sono davvero orgogliosa di condividere questa esperienza», dice guardando i suoi compagni di viaggio. È arrivata giovedì pomeriggio, sotto un sole cocente, la nave-scuola della pace del progetto Med25, portando a Trieste venti giovani da 14 Paesi del Mediterraneo per la sesta tappa, dedicata alle migrazioni, di un viaggio che vuole riscrivere il significato di convivenza.

Dieci giorni di navigazione da Durazzo hanno unito questo gruppo eterogeneo: accanto ad Anfel, studentessa di medicina, ci sono il tunisino Taher, analista finanziario, e il greco Efstvatios, operatore che lavora con i giovani delle minoranze. Tre storie, tre nazioni, un unico obiettivo: raggiungere la pace e «rendere il Mediterraneo un posto umano e sicuro», sintetizza Taher.

Il vescovo di Trieste Enrico Trevisi è passato personalmente a dare loro il benvenuto, confermando l’importanza che la diocesi attribuisce a questa iniziativa, nata da un’idea di Papa Francesco e organizzata dalla diocesi di Marsiglia.

La scelta di Trieste per questa tappa dedicata alle sfide migratorie non è casuale. «Veniamo da paesi da cui partono o per cui passano i migranti – riflette Anfel – e conosciamo le storie di speranza, coraggio, ma anche di dolore profondo di cui i migranti si fanno portatori. Vediamo che molti muoiono nel Mediterraneo, e con questo viaggio cerchiamo di riflettere su come rispondere con umanità, solidarietà e rispetto per la loro dignità. Vogliamo rendere il Mediterraneo un ponte più che una frontiera».

Per Taher, tunisino alla sua prima volta in Italia, l’approdo a Trieste rappresenta un’occasione unica di comprensione: «Vengo da un Paese da cui parte la migrazione verso l’Italia. Capisco i miei compatrioti e le loro difficoltà, ma sono qui per capire anche l’altra prospettiva, quella di chi li riceve».

L’esperienza a bordo della goletta danese ha già trasformato questi giovani. «Mi ha cambiato la vita – dichiara Anfel –. Ho imparato che possiamo avere diverse storie, religioni, culture, ma abbiamo tutti la volontà di capire, di ascoltarci e di lavorare insieme».

Per Efstvatios l’approccio a questa tappa triestina è pragmatico: «Quando vado in un luogo, ciò che m’importa davvero è incontrare chi ci vive e chiedere quali sono i suoi problemi, cosa stanno facendo le istituzioni e la comunità per risolverli e poi cercare di aiutare e collaborare».

Il programma triestino li porterà a confrontarsi con la realtà migratoria della rotta balcanica, incontrando volontari della Caritas diocesana e di Linea D’Ombra. Oggi a Muggia Vecchia ci sarà la messa con il vescovo e l’incontro con don Andrea Destradi. La Bel Espoir resterà ormeggiata fino a domenica, quando riprenderà la sua rotta verso l’ottava e ultima tappa a Marsiglia. Il messaggio di questi 20 ambasciatori della pace che girano il Mediterraneo su una goletta risuona forte: la pace si può imparare navigando assieme, «sulla stessa barca».

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