Negli anni Sessanta fu la sede dello Stabile

L’apertura al pubblico risale al 1954 sotto il Gma. D’Osmo: visibilità e acustica eccezionali
Lasorte Trieste 19/07/14 - Questura, Auditorium, Ingresso su Via Torbandena
Lasorte Trieste 19/07/14 - Questura, Auditorium, Ingresso su Via Torbandena

«Demolito il Teatro Nuovo di via Giustiniano, nell’inverno del 1962 il Teatro Stabile per sette stagioni rappresenta i suoi spettacoli nella piccola (ai tempi, ndr) ma gradevole sala dell'Auditorium, ricavata nell'edificio occupato dalla Questura (ex Casa del Fascio e poi sede del Governo Militare Alleato, ndr), con una sola “puntata” al Verdi», si legge nel libro “Teatro a Trieste” (edizioni Studio Tesi). La sala dell’Auditorium, costruita nell’ex Casa del Fascio, in via del Teatro Romano nel 1938, viene aperta al pubblico dal Gma nel 1954. Prima di diventare sede del Teatro Stabile ospitava concerti e proiezioni cinematografiche. «La sala dell’Auditorium è molto accogliente e dotata di visibilità e acustica eccezionali» assicura il direttore Sergio D’Osmo. I camerini sono stati ricavati nella cripta sotostante, quella che avrebbe dovuto accogliere le salme dei gerarchi. Si va in scena per la prima volta il 12 dicembre 1962 con “Processo a Gesù” di Diego Fabbri.

Nel 1967 arriva “L’Edipo Re” di Sofocle, regia di Orazio Costa, protagonista un giovane attore rosso di capelli, Gabriele Lavia. «Il Teatro Auditorium era “sordo” da morire. Costa fa tendere dei fili al soffitto per migliorare l’acustica. Provate a entrarci: i fili sono ancora là, anche se il teatro non è più un teatro» ricorda Lavia. La stagione ’68-’69 è l’ultima del Teatro Stabile all’Auditorium. Il problema? Il contrario di quello di oggi: la capienza insufficiente per troppi abbonamenti (quasi 6 mila).

Nel 1969 c’è il passaggio dello Stabile dall'Auditorium al Politeama Domenico Rossetti: è l’ottocentesca arena che fu restaurata per opera del Lloyd Adriatico e del suo amministratore Franco Zenari, che poi divenne presidente dello Stabile dal 1984 al 1991. Un miliardo di vecchie lire tra acquisto, restauro e tasse. Nel 1986 il teatro viene poi acquistato dal Comune di Trieste che lo rileva dal Lloyd Adriatico con il contributo della Regione. E l’Auditorium di via Tor Bandena viene progressivamente accantonato. Per alcuni anni (fino al 1983) ospita un cartellone parallelo del Rossetti con spettacoli più coraggiosi, quelli d’avanguardia. Nel 1985, con l’entrata in vigore della nuova legge sulla sicurezze della sale pubbliche, viene dichiarato inagibile. Nel 1989 il Comune vorrebbe acquistarlo. La Questura invece pensa di trasformarlo in un’autorimessa per le auto della polizia oppure in un poligono di tiro. Nel 1991 l’Auditorium viene concesso al Verdi come sala prove per coro e orchestra. Nel 1992 si pansa di spostare lì l’ufficio postale di piazza Verdi. Nel 1996 un sopralluogo certifica la scomparsa di molte attrezzature teatrali. A nulla valgono gli appelli di Sergio D’Osmo, ex direttore del Rossetti e scenografo al Verdi, che non amava il Politeama: «È troppo grande, non è adatto alla prosa, casomai si può fare solo “prosa trombona”, prosa gridata». A suo modo profetico. (fa.do.)

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