Negozi, a Trieste sempre più vuote le gallerie commerciali

Senza la libreria Fenice l’omonimo passaggio sarebbe morto. Protti e Rossoni in affanno. Pochi i passanti, molti fori a lungo sfitti
Silvano Trieste 03/11/2012 La Galleria Rossoni
Silvano Trieste 03/11/2012 La Galleria Rossoni

di Laura Tonero

In un quarto d’ora ci passano quattro persone. Nessuna lancia uno sguardo alle vetrine dei negozi sistemati sotto galleria Rossoni. Così accade pure per la Fenice o la Protti, divenute nel corso del tempo luoghi di passaggio o scorciatoie più che punti di aggregazione o di slancio commerciale.

L’amministrazione comunale può fare poco. Perché malgrado quei passaggi siano luoghi pubblici, frequentati dall’intera cittadinanza, liberamente attraversabili, la proprietà è di società private. A gestire quei passaggi ci sono delle imprese di amministrazione di stabili. Anche le pulizie sono gestite privatamente.

Se non fosse per la determinazione di qualche imprenditore, alcune gallerie cittadine oggi sarebbero deserte. Lo testimonia la Fenice, “adottata” dalla famiglia Zorzon. Con la libreria internazionale Fenice i Zorzon hanno letteralmente colonizzato la galleria che collega via Battisti e via San Francesco, prendendo in locazione i quattro fori commerciali più ampi e concentrando così in quell’area - che intendono sviluppare ulteriormente - le attività una volta portate avanti alla libreria Svevo e alla Joyce, nella stazione centrale.

Senza la libreria Fenice l’omonima galleria sarebbe morta. Il mobilificio ha levato le ancore e ora anche il bar ha chiuso i battenti lasciando vetrine e ingresso in condizioni decisamente poco dignitose.

Le difficoltà che le gallerie di Trieste stanno incontrando dal punto di vista commerciale e di decoro è comunque evidente. Solo quelle nel cuore della città, la Protti e quella di palazzo Tergesteo, si salvano da murales, mozziconi di sigarette e affissioni abusive. Anche l’illuminazione nelle altre è scarsa e la pavimentazione malridotta.

E quando un foro commerciale resta sfitto, prima che l’insegna riaccenda le luci e le vetrine espongano qualche novità possono passare anche degli anni. Perfino gli spazi più esclusivi della Protti collegamento tra piazza della Borsa e largo Riborgo di proprietà delle Assicurazioni Generali, non vanno a ruba.

E chi occupa negozi che affacciano tanto su corso Italia quanto sulla Protti, lascia vetrine più sguarnite sulla parte della galleria. Oggi risultano vuoti sia il foro che un tempo ospitava un negozio di telefonia che quello in precedenza occupato dal marchio di abbigliamento sportivo Beat.

Abbandonate a se stesse la galleria Rossoni e quella, di piccole dimensioni, che fa da collegamento tra via Gallina e via Carducci. La Rossoni è rimasta orfana della libreria degli Zorzon: era la storica rivendita di libri a calamitare lì studenti, amanti della lettura e curiosi che percorrevano quel tratto di città sbirciando tra gli espositori pieni di libri sistemati allora lungo tutta la galleria.

I suoi spazi sono tuttora sfitti. Anche l’ottica Siroki ha abbandonato la Rossoni per trasferirsi in via Dante. E anche quelle vetrine sono ad oggi completamente vuote, senza speranza, buie. Eppure alcuni commercianti hanno deciso comunque di investire in quel segmento di città: un parrucchiere, due negozi di abbigliamento, un bar, un’edicola, un’oreficeria. I negozi di articoli da regalo Viola e lo storico calzaturificio Spinazzola respirano grazie alle vetrine su Corso Italia.

«Se persino i negozi del corso fanno difficoltà a tirare avanti e via degli Artisti è completamente abbandonata - valuta uno dei negozianti - figuriamoci la crisi che respiriamo noi qui sotto. Passano poche persone, non hanno motivo di attraversare questa galleria visto che porta a un punto morto della città. È inutile allestire le vetrine, nuovi clienti sono mosche bianche malgrado la professionalità e la validità dei negozi».

Soffrono e evidenziano una certa trascuratezza anche le gallerie più piccole, come quella che collega via San Nicolò a Corso Italia di proprietà di Allianz-Lloyd Adriatico, e quella tra via Gallina e via Carducci di proprietà dell’Inps, ormai ridotta a una tavolozza per writers. Qui, dei quattro fori commerciali, quello un tempo destinato a calzaturificio è completamente vuoto da molti anni. In quella galleria un negozio è gestito dai cinesi. Ci sono poi una pelletteria e una rivendita di dolciumi e confetti. Il resto è destinato a vetrine o è sfitto.

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