Negozi chiusi, a Gorizia si è toccato il fondo

Negli anni passati il trend era questo: apriva un nuovo negozio e, contemporaneamente, ne chiudevano due.
Nel 2013 la crisi del commercio si è fatta sentire ancora di più a Gorizia se è vero che le attività iscritte sono state 30 contro le 73 cancellate. I dati, messi a disposizione dalla Camera di commercio, disegnano un quadro pesantissimo. I pochi negozi sopravvissuti resistono con grandi difficoltà e si moltiplicano inesorabilmente le serrande abbassate. A Gorizia, la situazione è largamente peggiore rispetto a Monfalcone dove, nel 2013, hanno chiuso 31 negozi a fronte di 28 aperture.
A sentire maggiormente la crisi continuano a essere le attività più piccole, le quali faticano a restare sul mercato e il restyling del centro storico ha portato, sì, benefici ma in misura ancora insufficiente. Le cause? Il calo dei consumi e degli acquisti, gli affitti che continuano ad essere troppo alti e le spese-fisse (soprattutto le bollette-rifiuti) che fiaccano ogni resistenza, anche quella del commerciante più grintoso. In calo significativo sono i cosiddetti “esercizi non specializzati con prevalenza di prodotti alimentari e bevande” e, fra gli specializzati, i negozi di frutta e verdura, di articoli di abbigliamento, elettrodomestici e apparecchi radio-televisivi. Segni meno anche per i piccoli supermarket e le macellerie che hanno visto continuare l’erosione che si protrae ormai da un decennio. L’abbigliamento ebbe uno sviluppo persino spropositato fino agli anni Ottanta: erano infatti spuntati negozi come funghi costruiti su misura (ci riferiamo soprattutto a Gorizia-città) per la clientela slovena. Oggi che i compratori sloveni si rivolgono altrove, molti esercizi non riescono a riconvertirsi.
Sì, sono troppe le serrande abbassate dei negozi, simbolo di un commercio in crisi, che non riesce più a sollevarsi. Su questi dati, se ne innestano altri, quelli recentemente messi a disposizione da Confcommercio Gorizia, la quale effettuato una fotografia dell’esistente. I primi dati dicono che nel Comune di Gorizia su 1.330 vani commerciali un tempo operanti, 930 continuano ad operare (appartenengpno al “terziario di mercato”: commercio, pubblici esercizi, artigianato, servizi, etc) mentre 400 punti-vendita sono oramai inattivi. Il 30% di spazi commerciali dismessi rappresenta una vera e propria questione urbana che merita di essere affrontata come tale: non è un problema soltanto economico. I punti-vendita inattivi presentano caratteri dimensionali che obbligano a considerare con molta serietà il tema della desertificazione commerciale che va di pari passo con la desertificazione urbana (vuoto residenziale). Lo studio è molto approfondito e scende nel dettaglio.
Sulla tratta via Rastello-piazza Vittoria-via Carducci, che sviluppa un percorso di 750 metri lineari, le attività ancora in esercizio sono restate solo il 61% delle 122 che operavano un tempo: 71 le attività operanti, 47 quelle oramai inattive. Un dato che si acutizza nell’analisi della sola via Rastello con 24 attività in esercizio (51%) e 23 inattive. Il centro cittadino (storico e asse dei Corsi) registra la maggior quantità di attività dismesse (218 a fronte delle 507 ancora attive) ma anche l’analisi dei sistemi commerciali esterni al centro cittadino evidenzia una situazione non meno problematica. Oltre al centro storico, sono stati infatti individuati e mappati ben 17 sistemi commerciali urbani, cioè aggregazioni numericamente significative di negozi (esempi: San Rocco, Duca d'Aosta, via Trieste).
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