Nel 1983 la battuta di Pertini: «Riprendiamoci la Bainsizza»

Era il 1983: in una tiepida giornata di fine ottobre Gorizia ospitava il presidente della Repubblica Sandro Pertini. Una tappa nell’Isontino nella sua visita al Friuli Venezia Giulia che scaldò il cuore dei goriziani che, numerosi, lo applaudirono in quella passeggiata a piedi che fece dalla Prefettura al Municipio, lungo le vie Roma e De Gasperi. Quella giornata si concluse con l’omaggio all’Ossario di Oslavia, a quei 60mila morti della Grande guerra, dove c’erano forse anche i resti di suoi commilitoni. Pertini, infatti, sottotenente del 227° Reggimento mitraglieri, partecipò nell’agosto 191 all’11.a battaglia dell’Isonzo, nella zona di Descla, dove si guadagnò anche una medaglia d’argento al valor militare. Una medaglia che non gli venne mai consegnata forse a causa della rotta di Caporetto, che arrivò due mesi dopo.
E dall’alto di Oslavia Pertini volle farsi indicare i monti circostanti, teatro delle sanguinose battaglie, come il San Gabriele, il Sabotino. Chiese della Bainsizza. Gli fu indicata la zona con la sottolineatura che si trovava in Jugoslavia. «E allora andiamo a riprenderci la Bainsizza», disse con un sorriso Pertini. Fu indubbiamente una battuta, ma negli uomini del suo entourage scese il gelo. E allora gli uomini del Quirinale avvicinarono i pochi cronisti presenti sul posto e li pregarono di cancellare dai loro taccuini quella frase, che poteva provocare il risentimento di Belgrado. Allora il Muro non era ancora caduto, i confini erano confini e dall’altra parte c’era anche la repubblica federativa di Jugoslavia. Era meglio evitare incidenti diplomatici che una simile frase, male interpretata, poteva provocare. E così per amor di Patria quella battuta di Pertini non comparve sulle cronache dei giornali del giorno dopo. (fra. fem.)
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