Nella vecchia fornace la storia di Nova Gorica
Dopo la definizione del nuovi confini nel 1947, gran parte dei territori del Goriziano rimasero oltrefrontiera e bisognava perciò creare per loro un nuovo capoluogo, capace di fornire quelle funzioni...

Dopo la definizione del nuovi confini nel 1947, gran parte dei territori del Goriziano rimasero oltrefrontiera e bisognava perciò creare per loro un nuovo capoluogo, capace di fornire quelle funzioni per secoli esercitate dalla città di Gorizia rimasta in Italia. Tralasciate le prime ipotesi che prevedevano la localizzazione ad Aidussina e a San Pietro, venne scelta la soluzione di una città di nuova fondazione capace di rappresentare lo spirito moderno della nuova repubblica socialista di Jugoslavia, che andava perciò costruita ex novo sulla località della Bianca, a sud di Salcano e a nord di Gorizia, solo marginalmente occupata dalla stazione della Transalpina e le relative strutture ferroviarie.
Non c’erano abitazioni nella zona, destinata nel 1880 a diventare sede del nuovo cimitero di Gorizia, a sostituzione di quello sul sito dell’attuale parco della Rimembranza che si trovava ormai in pieno centro città, dopo la realizzazione del boulevard alla stazione della ferrovia Meridionale. La Bianca era semideserta anche perché il terreno acquitrinoso e argilloso non favoriva lo sviluppo dell’agricoltura, impedendo pure la dissoluzione delle salme, per cui il cimitero venne nuovamente traslato lungo la strada per Trieste nella sede attuale inaugurata nel 1934.
Nella zona retrostante la ferrovia della Transalpina, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e favorite dalla fervida attività edilizia in corso a Gorizia che in quel periodo vede per gli edifici l’abbandono della pietra squadrata in favore dei laterizi, si erano insediate varie fornaci di mattoni, ad opera di industriali goriziani e non, come Alfredo Zopfi (1864-1924), imprenditore monzese di origine svizzera, che attorno il 1905 acquista una fornace a Gorizia, venendovisi a stabilire per un certo periodo assieme alla famiglia.
La più importante produttrice di mattoni, era però la “Fornace Goriziana di Laterizi” che iniziò ad operare nel 1922 per essere poi ceduta nel 1934 alla veneziana Same, Società Anonima Materiali Edili.
Lo stabilimento, che si trovava nel centro dell’attuale Nova Gorica - tra l’Eda center e le scuole professionali - e che presentava le ragguardevoli dimensioni di oltre 150 metri di lunghezza con una ciminiera alta oltre 50, venne nazionalizzato nel 1948 e al suo interno vennero prodotti i laterizi con i quali furono costruiti i primi edifici della nuova città.
In quel momento difficile del secondo dopoguerra, il complesso fu anche utilizzato per molteplici usi diversi: divenne alloggio per i giovani delle Brigate volontarie che iniziarono la costruzione della città, vi si insediarono negozi, uffici e ristoranti, finché se ne decise la demolizione, iniziando con la ciminiera nel 1957 per proseguire poi a lotti con il resto dello stabilimento tra il 1963 e il 1966, risparmiando però la antistante palazzina degli uffici la quale, ristrutturata un po’ meno di trent’anni fa, è stata adibita a sede della “Krajevna skupnost”, cioè della Comunità locale di Nova Gorica.
Gli spazi di quello che può essere considerato l’unico edificio antico della Nuova Gorizia, sono oggi adibiti a sala mostre della Galleria Frnaža (Fornace), a sede dell’Università della Terza Età e alla “Casa d’Europa” affiliata alla Fédération internationale des maisons de l’Europe.
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