Nell’Olimpo europeo le seimila rose dell’ex Opp di Trieste

TRIESTE Quasi nascosta alla vista, tra le seimila rose del Parco di San Giovanni, nella parte bassa, c’è una secolare rosa “Bourbon” d’intensa tonalità rosso scuro e dal cuore giallo zafferano. È una delle rose piantate ai primi del ’900 quando venne costruito l’Ospedale psichiatrico di Trieste. Un luogo di dolore e isolamento circondato, quasi a volerne alleggerire la coltre di sofferenza, dalla bella e spinosa regina dei fiori.
Oltre cent’anni dopo, grazie all’epocale rivoluzione basagliana e alla chiusura del manicomio, è ancora nel nome della rosa che il parco ha scelto di coltivare la propria “vie en rose”, diventando uno dei più rinomati roseti in Europa. Come ha decretato la blasonata “Société National d’Horticulture de France, per gli intenditori tout court la “Snhf”, inserendo il roseto cittadino con le sue 6mila rose e le 3mila specie diverse tra gli 11 rosai più belli d’Italia.
Un fiore all’occhiello fresco di nomina, collocato a pagina 154 della “Guide des Roseraies en Europe”, la guida pubblicata alla vigilia del 17mo Congresso della Federazione mondiale delle Società delle rose, che si è tenuto a Lione dal 27 maggio al primo giugno. Un volume edito in francese e inglese, che è un viaggio sensoriale alla scoperta dei più spettacolari roseti di 19 paesi europei. Per consolidata tradizione storica la parte del leone spetta alla Francia, con 48 indirizzi eccellenti, quali il “Jardin de Roses anciennes du Château de Malmaison”, la “Roseraie du Domaine de Grammont” di Montepellier, e il “Parc de Bagatelle” di Parigi. L’Europa si veste “en rose” con 165 roseti aperti al pubblico, geograficamente distribuiti tra vari paesi europei, tra cui, Germania, Inghilterra, Svizzera, Belgio, Italia, Austria, Spagna, Repubblica Ceca, che sfoggiano, rispettivamente, 21, 17, 16, 13, 11 e 8 rosai da capogiro.
Qual è il criterio seguito dagli specialisti che hanno stilato la graduatoria della “Guides des Roseraies” e invitato nell’Olimpo dei roseti anche il nostro Parco di San Giovanni? I super esperti della “Snhf”, tra le altre, hanno valutato in base alle caratteristiche delle collezioni (antiche, profumate, rare, ibridazioni), all’estetica complessiva dei roseti, al numero di specie diverse, una voce importante, poiché alcuni luoghi vantano migliaia di rose ma di poche specie. Tornando all’Italia, il roseto realizzato e curato dalla cooperativa Agricola Monte San Pantaleone (con il sostegno e in partnership con Regione Fvg, Provincia, Comune, Ass 1 Triestina e Università), nella guida condivide la gloria nazionale con nomi eccellenti come il Roseto botanico “Carla Fineschi” di Cavriglia in Toscana, uno dei più importanti giardini privati al mondo.
Il parco dell’ex Opp ospita, tra la parte bassa con le rose antiche, tra cui la collezione “Liberty”, e quella alta, seimila piante: rose galliche, damasco, cinesi, bourboniane, floribunda, ibridi thè, moderne, arbustive e rampicanti. Ma anche rose intitolate a personaggi famosi, come Chopin e Audrey Hepburn. Rose di periodi storici diversi, con un importante numero di ibridi degli anni ’20, ’40, ’50 e ’60. «Le nostre rose seguono un percorso temporale vasto» spiega il progettista del roseto inaugurato nel 2009, Vladimir Vremec. Il viaggio parte dall’Ottocento, passa per il Novecento e arriva a oggi. «I visitatori – aggiunge Vremec – trovano rose danesi, inglesi, scozzesi, spagnole, americane, giapponesi e dei paesi dell’Europa orientale, come le polacche, le ungheresi, le cecoslovacche».
Il rosaio che si pone anche tra i primi dieci a livello europeo, tanto è vero che lo scorso 1 giugno a Lione, al parco è stata assegnata dall’Associazione mondiale la “targa d’eccellenza”. «Anzi – precisa il paesaggista – abbiamo ritirato la pergamena, cui seguirà la targa che verrà collocata nel roseto a metà settembre, nel corso della cerimonia ufficiale cui parteciperà la vice presidente europea, Ghislaine de Briey».
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