«Noi, donne di scienza e medicina, e la pandemia»

Sono sei donne di scienza e di medicina. Raccontano come la pandemia ha cambiato il loro lavoro. Sono la dermatologa Iris Zalaudek, l'anatomopatologa Rossana Bussani, l'endocrinologa Stella Bernardi, la radiologa Maria Assunta Cova, Elisabetta Pascolo, che dirige il Centro di Salute mentale e Michela Zanetti, che si occupa della lotta alla malnutrizione. Testi di Lilli Goriup, speciale web di Elena Placitelli
Lilli Goriup

TRIESTE Se da un lato la pandemia ha lanciato nuove sfide alla ricerca, dall’altro ha provocato impatti sfavorevoli anche in questo settore. Lo sanno bene le tante donne attive nel mondo della scienza, che mettono il loro talento e la loro passione al servizio della medicina e della salute. Come il direttore della Clinica Dermatologica, Iris Zalaudek: «Gli effetti negativi sul nostro gruppo non sono stati immediati. Durante il primo lockdown i nostri specializzandi hanno prodotto un numero di lavori scientifici impressionante e molto citato. Si sono però quasi azzerati gli incontri personali tra studenti, specializzandi, colleghi e partecipanti ai congressi. Secondo recenti pubblicazioni, il Covid ha inoltre impattato negativamente sulla prevenzione oncologica, a causa dei ritardi nello screening: dovremmo affrontare un numero crescente di tumori avanzati».

Zalaudek è una delle “top” ricercatrici dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina che, in occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, ieri ci hanno raccontato i loro percorsi e soprattutto le tante battaglie che l’arrivo del Covid ha portato nelle loro vite e carriere.

Ne sanno qualcosa anche l’anatomopatologa Rossana Bussani, l’endocrinologa Stella Bernardi, la radiologa Maria Assunta Cova. E ancora Elisabetta Pascolo, alla guida del Centro di Salute Mentale, o Michela Zanetti, impegnata nella lotta alla malnutrizione. Per l’occasione è arrivato anche un auspicio della deputata del Pd Debora Serracchiani, presidente della commissione Lavoro alla Camera: «Il nuovo governo dovrà promuovere in particolare politiche attive per l’occupazione femminile. Le donne sono il patrimonio su cui investire per vincere la sfida della ripartenza dell'Italia».

Va da sé che la ricorrenza, simbolica, sia particolarmente sentita a Trieste. Una città che pullula di centri e istituti di eccellenza. E nella quale operò tra le altre l’astrofisica Margherita Hack, vera e propria icona della libertà di pensiero al femminile. —

«La passione per la scienza è parte dell’essere umano. Quando avevo 7 anni passavo ore a osservare le formiche fuori dalla finestra invece che concentrarmi sui compiti di scuola». Lo afferma Iris Zalaudek, che dirige la Clinica dermatologica. Il suo campo di ricerca è legato alla dermatologia oncologica. Si considera «fortunata a lavorare con un team di colleghi, infermieri, specializzandi e ricercatori entusiasti. Per loro umanità, professione, passione, rispetto e collegialità sono al di sopra di ogni esigenza individuale». In questo momento sta lavorando a due importanti progetti assieme alla professoressa Serena Bonin: «Il primo riguarda le cosiddette biopsie liquide nella diagnosi precoce della progressione del melanoma – afferma Zalaudek –. L’altro è un progetto multicentrico dell’Ue che mira a sviluppare una piattaforma diagnostica per la diagnosi precoce personalizzata sul paziente. Anche Raffaella Casalini, coordinatrice infermieristica, è una donna chiave all’interno della nostra struttura».

Fiera allieva del professor Furio Silvestri, oggi Rossana Bussani è un dirigente medico dell’Istituto di Anatomia patologica: «La nostra struttura ha il tasso di autopsie più elevato d’Italia. Coniuga un immenso parco di attività assistenziale con svariate possibilità di applicazione scientifica, che può appunto basarsi sia sulla diagnostica bioptica, quindi su vivente, che su quella autoptica». In questo momento sta lavorando sul tema del Covid con il gruppo di Maura Giacca, del King’s College di Londra, e con Serena Zacchigna dell’Icgeb. «In questo campo non abbiamo ancora vinto. Non avrei mai pensato di vedere una pandemia. Ma l’attività di ricerca ne è stata implementata. Nella difficoltà del momento è nata un’opportunità scientifica incredibile. Ho eseguito oltre 250 autopsie di pazienti deceduti per Covid, con Covid oppure ex Covid. Ho visto la patologia sia nella fase attiva che nei suoi esiti, avviando collaborazioni con scienziati di altissimo livello».

 

Elisabetta Pascolo dirige il Centro di Salute Mentale. La sua esperienza è iniziata con il Centro Donna, nato a Trieste nel 1990 e ispirato da psichiatre come Assunta Signorelli ma anche psicologhe, infermiere, operatori socio-sanitari, assistenti sociali, studiose in ambito umanistico e più in generale volontarie. Ad accomunarle la creazione di progetti terapeutico-riabilitativi per le donne colpite dalla sofferenza psichica. «Fino a oggi abbiamo continuato a costruire percorsi formativi all’interno del Dipartimento e dell’azienda sanitaria, rivolti a operatori oltre che operatrici, su fattori di rischio, formulazioni diagnostiche, terapie, riabilitazione e esiti diversi nei diversi generi. Percorsi intrecciati con altri servizi socio-sanitari e con le associazioni del territorio, tra cui Luna e l’Altra, Centro antiviolenza Goap e Casa internazionale delle donne». In futuro bisognerà sviluppare «soprattutto il filone della prevenzione del disturbo mentale nelle donne, incidendo soprattutto sui fattori extra-clinici».

 


Nel team nutrizionale ospedaliero, Michela Zanetti si occupa di «ricerca clinica in ambito metabolico e nutrizionale, in particolare in categorie di pazienti a rischio di malnutrizione. Tra questi figurano anziani, persone ospedalizzate e pazienti oncologici». È convinta che in futuro le prossime sfide scientifiche saranno sempre più incentrate su obiettivi quali «garantire l’invecchiamento in salute, sviluppare la medicina personalizzata, potenziare l’ambito della prevenzione e degli adeguati stili di vita». Il Covid ha impattato sulla sua attività operando innanzitutto uno «spostamento di interessi e obiettivi. Si tratta di una malattia con ricadute molto pesanti dal punto di vita nutrizionale e riabilitativo, soprattutto negli anziani». Zanetti presiede la Società italiana di nutrizione artificiale e metabolismo, che sta partecipando alla campagna europea “Onca” (Optimal nutrition care for all), finalizzata a formulare un piano operativo per la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento della malnutrizione.

 

Stella Bernardi si occupa di ricerca medica nel campo dell’endocrinologia all’Istituto di Medicina clinica dell’ospedale di Cattinara. Oltre che dai testi scientifici, lungo il suo percorso è rimasta folgorata da quelli del filosofo Jean-Paul Sartre, che l’hanno convinta del «contributo sociale e civile dell’essere medico. Il mio lavoro è in clinica con i pazienti, in particolare nell’ambulatorio di endocrinologia. Poi c’è il laboratorio ad esso agganciato, dove seguo la parte di ricerca traslazionale assieme alle dottoresse Barbara Toffoli e Federica Tonon, entrambe assegniste dell’Università di Trieste». Attualmente sta collaborando a vari progetti, riguardanti rispettivamente lo studio di alcune proteine e la possibilità che la patologia nodulare tiroidea possa essere curata in maniera non invasiva, senza ricorrere alla chirurgia. Per lei il Covid ha limitato «la cura delle altre malattie, tra cui quelle endocrinologiche, nonché la relazione tra medico e paziente, fatta di vicinanza»

 

Maria Assunta Cova dirige l’Unità clinico operativa di Radiologia diagnostica e interventistica dell’ateneo giuliano. Specializzata in imaging con risonanza magnetica, si è formata negli Usa, nel 1988, quando queste tecniche erano agli inizi. Poi si è occupata di ricerca clinica, nello specifico di patologie di midollo osseo, cartilagine articolare e rene. Sta contribuendo ad avviare uno studio sulla Tac della mammella con la luce di sincrotrone, assieme appunto a Sincrotrone Elettra, Dipartimento di Fisica, Unità clinico operative di Clinica chirurgica e di Anatomia patologica. Nel gruppo ci sono uomini e donne, tra cui la fisica Renata Longo, la chirurga Marina Bortul, la radiologa Maura Tonutti e la fisica Giuliana Tromba, responsabile della linea di imaging biomedicale di Elettra. Con la pandemia «l’attività di ricerca non si è mai fermata ma la parte clinica è stata penalizzata. E si sono sviluppati nuovi filoni. Vediamo tantissimi pazienti Covid per le Tac al torace. Sono aspetti radiologici in parte nuovi».








 

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