«Noi prigionieri del precariato Meglio l’estero, là ti apprezzano»

Tra i 160 disoccupati (o mal occupati) del recruiting day Il 40enne Luca: «Dopo l’Eaton per me solo vendemmie»



C'è ancora tanta fame di lavoro nel Monfalconese. Da parte di chi è stato coinvolto dalle crisi della sua azienda, dei giovani e anche di chi spera magari di cambiare la sua situazione attuale. Al nuovo recruiting day organizzato ieri dal Comune di Monfalcone nel Centro giovani di viale San Marco, assieme a Ranstad e a quattro realtà produttive e commerciali insediate tra la città e l'area circostante, hanno partecipato 160 persone. Alle iscrizioni, 141, effettuate attraverso i canali del servizio comunale si sono aggiunte quelle dell'ultimo minuto, realizzate direttamente nella struttura. La sala maggiore del Centro giovani non ha potuto quindi contenere tutti al momento della presentazione delle aziende, vale a dire Nidec Asi e De Wave, Megic Pizza e Roadhouse, i cui responsabili del personale hanno poi avviato i colloqui individuali. In attesa di sedersi al tavolo con i rappresentanti delle prime due anche molti lavoratori ex Eaton, che a distanza di oltre un anno e mezzo dalla chiusura dello stabilimento di via Bagni nuova non hanno trovato un impiego stabile.

«Finora ho lavorato più o meno solo con la vendemmia», racconta Luca Formicola, 40 anni, che qualche altro colloquio lo ha effettuato a partire dal febbraio del 2018, quando la società statunitense ha deciso di mettere fine a una storia lunga quasi 50 anni. Il lavoro per le ditte esterne di Fincantieri non è stato scartato a priori. «Non ho problemi a fare i turni, perché in Eaton si lavorava su tre turnazioni - spiega -, ma che orario è 15-23?». Mauro, un ex collega di 53 anni, continua a fare colloqui. «Tramite il Centro per l'impiego e ora anche Adecco», dice. Un'ex operaia di Eaton aspetta di parlare con il responsabile delle risorse umane di Nidec, Alessandro Succi. «Di fatto non ci sono state grandi proposte finora - sottolinea -, a parte il sostegno del Comune di Monfalcone, con il progetto Dignità e lavoro, in cui sono coinvolta anch'io». Un lavoro da operaia in fabbrica è comunque finito, anche su decisione del medico aziendale, dopo tre settimane a causa dei problemi fisici provocati dalla tipologia del lavoro. «Abbiamo la nostra età e non è semplice trovare un altro impiego», aggiunge la donna, da poco sopra la cinquantina. Non che i più giovani abbiano raccontato però ieri di minori difficoltà. Enrico ha 22 anni e si è diplomato al tecnico industriale nell'indirizzo informatico, ma, come spiega, finora ha sempre lavorato in settori molto distanti da quello per cui ha studiato. La stessa esperienza la racconta Rosi, che invece ha un diploma all'istituto tecnico commerciale. «Ho lavorato in un bar - dice -, perché quando cerco lavoro per ciò per cui ho studiato tutti chiedono esperienza. Ma come faccio a farmela, se nessuno mi prende. Non c'è da meravigliarsi se in tanti se ne vanno». Il fratello di Rosi è già in Australia, mentre Enrico parla di amici in Svezia, Gran Bretagna, Germania, Olanda. «Noi vorremmo rimanere, ma lì ti apprezzano e qui invece sarebbe ora di finirla con i contratti a termine che sono a vita», dice in coro il gruppetto di cui fa parte anche Erica, che in mano ha un diploma di laurea triennale in Relazioni pubbliche. «Sono entrata come stagista in Nidec e speravo di poterci rimanere - racconta -, ma poi l'azienda ha avuto un calo di lavoro ed è dovuta ricorrere alla solidarietà». Erica si è data ieri una nuova chance per ritornare in Nidec, prenotandosi, però, anche per un colloquio con De Wave. «Qui abbiamo tante realtà imprenditoriali - aggiunge Erica - che sono un valore aggiunto per il territorio: speriamo continuino a investire anche nei giovani». —





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