Nonno-pusher in cella, droga ai minori

Ha venduto la droga a ragazzi minorenni che, proprio per l’età, avrebbero teoricamente potuto essere i suoi nipoti. In carcere con l’accusa di spaccio è finito Riccardo Dainese, 68 anni, già coinvolto 30 anni fa nello scandalo di via Buonarroti dove parte della Trieste bene si scatenava in orgie dopo essersi riempiti di cocaina e alcol. Nella sua casa di via San Biagio 1 a Opicina ha venduto a decine di ragazzini dosi di marjiuana e di hashish. Piccole cessioni per il prezzo di 10 o al massimo 20 euro l’una. Molti andavano da Ricky, soprattutto in occasione del sabato sera.
Ad arrestarlo sono stati i carabinieri del nucleo operativo di Aurisina che, ieri mattina, gli hanno notificato un ordine di custodia cautelare del gip Laura Barresi emesso su richiesta del pm Federico Frezza, il magistrato titolare delle indagini.
A confermare l’attività del “nonno spacciatore” sono state le immagini filmate dalle microtelecamere installate nell’abitazione dell’uomo. Ma anche le conversazioni intercettate. I ragazzi chiamano e lui, senza troppi problemi o sospetti, li fa salire in casa e poi previo pagamento di 10 o 20 euro, consegna la roba. L’ultimo episodio porta la data dello scorso 13 marzo.
Quel giorno un ragazzino era andato a comprare qualche grammo di marjiuana. Lo aveva fatto nei giorni precedenti per altre nove volte. I militari si sono appostati per settimane vicino alla casa. E poi hanno fermato di volta in volta gli acquirenti. I quali, messi alle strette, alla fine hanno confermato. «Sì, la droga, l’ho comprata lì, a casa di Ricky».
Ma di episodi ce ne sono stati altri - decine e decine - tra maggio dello scorso anno e marzo. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno perquisito la centrale dello spaccio: hanno trovato poco meno di 40 grammi di “roba”, pronta per essere venduta. In soggiorno in un cofanetto c’erano quasi due grammi. Poi in una bustina altri 6 grammi e infine in un sacchetto di nylon c’era il resto.
Il nome di Ricky Dainese era salito alla ribalta della cronaca in occasione dello scandalo di via Buonarroti. Droga party a base di sesso e cocaina. Duecento giovani donne coinvolte assieme a indossatori, fotomodelli, campioni di basket e commercianti del già declinante mercato triestino dei jeans. Tutti nell’appartamento di Ricky Dainese, allora trentenne rampante, oggi avviato verso il traguardo dei 70 anni.
Per mesi in città non si era parlato d’altro. E attorno a quelle 200 donne frequentatrici d’alcova, s’era sviluppata una caccia serrata all’identificazione e all’indiscrezione. Fidanzati, papà, mariti, avevano blandito gli inquirenti che custodivano l’agendina con i numeri telefonici delle frequentatrici di via Buonarroti. Belle di giorno e di notte. Nessuno aveva parlato. Poi gli stessi mariti, padri e fidanzati avevano coinvolto nelle loro “indagini” cronisti e fotografi che all’epoca avevano accesso ai “segreti” della questura e del tribunale. Quelli erano alri tempi.
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