Cabinovia di Trieste, la VI Commissione licenzia la variante al Piano regolatore: ora tocca al Consiglio
Il Comitato No Ovovia è tornato in piazza per presidiare i lavori della VI Commissione, chiamata a esaminare le oltre tremila osservazioni depositate dai cittadini

Il parere arriva a sorpresa al termine di quattro ore di un discussione che tutti - a partire dai partiti di opposizione - pensavano si sarebbe trascinata per intere sedute. Forse per settimane. Tanto sarebbe stato necessario per esaminare tutte e 3.136 le osservazioni e opposizioni dei cittadini che a gran voce chiedono la revoca della variante, elencandone le criticità rispetto all’impatto ambientale, trasportisco, paesaggistico, insostenibilità finanziaria.
Ma la possibilità di confrontarsi atto per atto è esclusa dalla maggioranza in aula, e ai commissari è rimasta così una sola mattinata per valutare una delle delibere più importanti e divisive mai approntate dall’attuale amministrazione, sulla quale peraltro tuttora pendono cinque ricorsi dinanzi al Tar.
Il testo della variante potrà ora atterrare in Consiglio comunale per la discussione decisiva, ultimo passaggio prima di avviare la Conferenza dei servizi e la stesura del progetto esecutivo per l’impianto a fune. La seduta potrebbe essere convocata già tra fine maggio e inizio giugno, segnando così un’accelerata improvvisa in un dibattito detonante.
Il Comitato
I lavori della VI Commissione stamattina, giovedì 15 maggio, sono stati monitorati minuto per minuto dal Comitato No Ovovia, presente dentro l’aula e fuori al Municipio con settanta attivisti raccolti dietro uno striscione: «L’ovovia ci lascerà tutti in mutande».
Alle nove di mattina, le premesse allo scontro c’erano già tutte. Il testo della variante era stato adottato dal Consiglio comunale nel febbraio 2023, quindi licenziato dalla giunta il 23 aprile scorso su iniziativa dell’assessore Michele Babuder.
Alla VI Commissione spettava quindi il compito politico di esaminare tanto la delibera quanto (in linea di principio) tutti i pareri a essa correlati. Nei mesi successivi alla sua prima adozione la variante aveva ricevuto 3.099 osservazioni dei cittadini e 37 opposizioni da parte dei residenti a rischio esproprio. In tutto 3.136 atti di contrarietà, raggruppati in 34 cartelle. Altrettante le controdeduzioni degli uffici, organizzate in 13 fascicoli da 250 atti l’uno. Migliaia e migliaia di pagine.
Numeri che avrebbero chiesto molteplici sedute, settimane per essere elaborati.
Variante licenziata
A detta del presidente meloniano Salvatore Porro - e del resto della maggioranza - non spetta però alla VI Commissione, bensì direttamente al Consiglio comunale, esaminare le osservazioni. A nulla sono valsi gli appelli dell’opposizione, fino all’ultimo battutasi per valutare nel dettaglio ogni singolo atto presentato dai cittadini.
Mirko Martini di Idea Giuliana chiede infine di chiudere la seduta alle 13.30 in punto, dopo sole quattro ore in cui la discussione si era annodata più sulle modalità di impostazione della seduta, che sui contenuti della delibera stessa. Tutto il centrosinistra si oppone duramente e chiede il rinvio della seduta: nulla da fare. Il centrodestra taglia corto. Messa ai voti la variante urbanistica, il testo viene licenziato con 12 voti favorevoli, 7 contrari e una pioggia di critiche - dai toni molto accesi - da parte delle opposizioni.
Il dibattito in Consiglio comunale
Il parere della VI Commissione, va sottolineato, non è vincolante: vale solo come indirizzo politico. Il vero dibattito avverrà solo in Consiglio comunale, dove il centrosinistra si dice pronto a ricorrere a ogni strumento politico consentito pur di ostacolare l’iter della cabinovia. O, quanto meno, trascinarne il dibattito fino al 15 e 16 luglio, data dell’udienza al Tar sui ricorsi che potrebbero ribaltare le carte in tavola.
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