Nuova scoperta per le donne poco fertili

TRIESTE L’endometriosi è una malattia che colpisce le donne soprattutto in età fertile, ancora misteriosa. Non se ne conoscono le cause ed è difficile da diagnosticare. Uno studio dell’IRCCS materno infantile Burlo Garofolo di Trieste condotto insieme al Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università degli Studi di Trieste, ha messo in evidenza che un particolare tipo di cellule - chiamate mastociti - potrebbe contribuire, non solo agli aspetti infiammatori dell’endometriosi, ma anche all’infertilità che spesso le donne con questa patologia sperimentano.
«L’endometriosi ha come sintomo principale il dolore nella zona pelvica e - spiega il Professor Giuseppe Ricci Direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica - consiste nella crescita dell’endometrio, la mucosa che riveste la cavità interna dell’utero, anche in altri organi, come ad esempio ovaie, intestino o vescica, provocando aderenze e sanguinamenti. A volte la malattia - prosegue il Professor Ricci - rimane silente, altre volte invece provoca sintomi che vanno dal ciclo molto doloroso fino all’infertilità, al dolore cronico: manifestazioni molto variabili, da niente fino a situazioni estreme in cui le donne sono costrette a prendere antidolorifici anche più volte al giorno».
Lo studio svolto presso l'Irccs Burlo Garofolo ha coinvolto venti donne sottoposte a laparoscopia diagnostica o operativa, di cui 11 infertili, con diagnosi di endometriosi moderata/grave ed endometriosi minima/lieve, mentre il gruppo di controllo era composto da un totale di 9 donne fertili, senza endometriosi, sottoposte a laparoscopia per rimuovere un fibroma. «I mastociti - spiega Violetta Borelli ricercatrice in Patologia Generale presso il dipartimento di Scienze della Vita dal 2005 - si trovano dappertutto nel nostro organismo e svolgono un ruolo sentinella per cui reagiscono immediatamente a qualsiasi perturbazione stimolando il processo infiammatorio. Queste cellule rivestono un ruolo centrale nella reazione allergica, tuttavia in questi anni - conclude la ricercatrice che dal 2005 si è occupata dello studio di queste cellule in diversi contesti infiammatori, - hanno assunto rilevanza in molte altre patologie».
I ricercatori hanno dunque analizzato la popolazione di mastociti e le sostanze che essi liberano nel fluido peritoneale derivato sia dalle donne con endometriosi, sia da quelle senza tale patologia. La popolazione dei mastociti è risultata essere più abbondante nella condizione di endometriosi, come pure le sostanze da essi rilasciate. Poiché il fluido peritoneale è presente nell’ambiente in cui avviene la fecondazione, i ricercatori si sono chiesti se questa maggior componente di mastociti potesse in qualche modo ridurre la capacità di fecondare degli spermatozoi (ad esempio inibendone la motilità), spiegando, almeno in parte l’infertilità che si associa all’endometriosi. Commenta Borelli: «L'interazione diretta tra mastociti e spermatozoi non era ancora stata valutata: abbiamo ricreato in vitro un ambiente simile a quello che lo spermatozoo potrebbe incontrare durante la fecondazione in una paziente affetta da endometriosi. Nel caso delle donne con endometriosi - spiega – gli spermatozoi interagiscono strettamente con i mastociti, inducendoli a rilasciare sostanze che potrebbero inibirne la capacità di fecondare. Questa scoperta importante - conclude – potrebbe consentire di trovare farmaci, che, controllando l’attività dei mastociti, potrebbero ridurre contemporaneamente sia gli aspetti infiammatori dell’endometriosi, e quindi il dolore, sia l’infertilità ad essa associata». «Questo studio - ci tiene a sottolineare Ricci - fa parte di una serie di ricerche che il Burlo sta conducendo per contribuire a combattere questa malattia così diffusa e così dannosa per le donne». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo