Officine in affanno fra troppe tasse e costi eccessivi dei ricambi
«Saranno un paio d'anni che non sostituisco una marmitta. La crisi c'è ancora eccome, non ci sono soldi e gli automobilisti girano con le gomme lisce o gli ammortizzatori a terra». È uno sfogo vero e proprio, quello di Graziano Antoci, titolare di un'autofficina a Gorizia. Uno sfogo che fa ben capire come, a fronte di un mercato dell'auto che seppur sembra essere in ripresa, in realtà gli affari per chi lavora nel mondo dell'automobile non vanno affatto bene. Anche perché, in fondo, con più automobili nuove in circolazione il lavoro dei meccanici diminuisce. «Si parla davvero di una ripresa? Io, francamente, non la vedo proprio. La crisi c'è, ed anzi non ci sono prospettive - dice Antoci -. Gli affari non girano perché le persone non hanno soldi, e capita spesso che non vengano più effettuati nemmeno i controlli, le riparazioni o le sostituzioni di base legate alla sicurezza. La gente gira con le gomme lisce o gli ammortizzatori a terra. Nonostante questo, però, noi professionisti abbiamo comunque sempre più tasse da pagare, costi elevatissimi, gli studi di settore. Insomma, così non si riesce proprio ad andare avanti. È per questo che dico sempre che i politici al Governo dovrebbero toccare con mano la realtà del mondo del lavoro». In Italia sono oltre 80mila le officine di autoriparazione, quasi una ogni 444 veicoli. Il Friuli Venezia Giulia però si posiziona al secondo posto nella graduatoria delle regioni con il più alto numero di veicoli per ogni officina, con 552 alle spalle del solo Trentino Alto Adige (724). Questo vuol dire che, a livello teorico, le cose dovrebbero andare un po' meglio che altrove per i professionisti del settore. «Il lavoro in linea di massima c'è - spiega Piero Padovani, meccanico a Mossa - perché bene o male le automobili vanno aggiustate e dunque i clienti ci sarebbero. Quello che manca è la disponibilità di denaro, e capita spesso che gli automobilisti non abbiano nemmeno i soldi per pagare il tagliando. Inoltre l'alto costo dei ricambi rappresenta un problema. Poi, ci sono i gommisti: il loro mestiere è diventato ormai stagionale». Infatti, c'è anche chi si ritrova a lavorare praticamente solo in determinati periodi dell'anno, come - appunto - i gommisti, chiamati in causa ormai quasi solo quando si tratta di effettuare il passaggio dalle gomme invernali a quelle estive, e viceversa. «La ripresa non c'è affatto - dicono anche all'officina Spindler di via Faiti, a Gorizia -, e dal 2010 ad oggi le cose non sono ancora cambiate purtroppo». «Gli automobilisti si limitano allo stretto necessario, effettuando i collaudi, i controlli o gli interventi obbligatori per legge - spiega Massimo Nordio, dell'officina di Montesanto -. I soldi del resto sono quelli che sono, e non ho visto miglioramenti rispetto all'anno passato. Il mercato tutto sommato tiene, si riesce a sopravvivere, ma è sempre più dura e non ci sono margini di guadagno. Cosa servirebbe? Magari un provvedimento stabile, non una tantum, che permettesse ai clienti di scaricare le spese effettuate per la manutenzione delle vetture, un po' come avviene per i medicinali. Questo incentiverebbe le persone a sostituire magari le gomme, o gli ammortizzatori, o banalmente i tergicristalli». Da un lato aumenterebbe un po' il lavoro i meccanici, e dall'altro migliorerebbe anche la sicurezza, con macchine più controllate. È un'idea, una tra tante. Chissà che qualcuno non possa davvero pensarci.
Marco Bisiach
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