Omicidio di Gradisca martedì le analisi dei Ris

GRADISCA. Inizieranno martedì a Parma le analisi dei periti sui reperti raccolti dai Ris nell’appartamento di via della Campagnola dove l’8 novembre scorso la trentenne Migena Kellezi venne uccisa a coltellate dal marito Dritan Sulollari. L’uomo, reo confesso e difeso dall’avvocato Paolo Bevilacqua, ha sempre riconosciuto le proprie responsabilità di fronte al pubblico ministero Laura Collini e ai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Gorizia, tuttavia le perizie potrebbero, in qualche modo, anche alleggerire la sua posizione.
In attesa del responso da parte del dottor Carlo Moreschi, il medico legale incaricato dell’autopsia sul corpo della donna, le indagini dunque proseguono in altre direzioni. Il reparto scientifico dei carabinieri è tornato a Gradisca per eseguire nuovi rilievi nell’abitazione di via della Campagnola 21 un paio di settimane fa. L’obiettivo è raccogliere elementi utili a ricostruire nel dettaglio quanto accaduto nell’appartamento quella mattina di tre mesi fa, confermando o smentendo la versione di Sulollari.
Dopo l’aggressione omicida, il trentasettenne ex cameriere si era lavato e aveva chiamato un amico carabiniere dicendo che aveva commesso una sciocchezza.
La coppia si stava separando, ma fino al giorno dell’uxoricidio, tra i due non erano emersi particolari segni di tensione, almeno non a livello pubblico. L’assassinio si è consumato nella prima mattinata all’interno dell’appartamento al piano terra dello stabile di edilizia popolare gradiscano. A scatenare il raptus omicida pare sia stata una discussione su chi dei due avrebbe dovuto ottenere l’affidamento del figlio di 8 anni. Sulollari alle autorità ha detto di ricordare il prima e il dopo, ma non le fasi dell’aggressione, avvenuta con un coltello da cucina. Proprio dalla cucina sarebbe partita l’azione poi conclusa in camera da letto. Non avrebbe visto nulla il bambino che al momento della morte della madre stava ancora dormendo.
Una volta resosi conto di quanto era accaduto, l’uomo ha cercato di proteggere il figlio. Mentre si lavava e cambiava, ha chiuso a chiave la porta della camera matrimoniale dove giaceva il corpo ormai senza vita della moglie e solo dopo essere tornato “presentabile” ha svegliato il bambino. Per giustificare l’assenza della donna, ha detto al piccolo che la mamma era uscita con le amiche a fare colazione.
L’appartamento è ancora sotto sequestro a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre il figlio della coppia, dopo essere rimasto per alcuni giorni con l’amico carabiniere del padre, si trova ora in una comunità. Il bambino - la cui tutela è stata affidata all’avvocato Elisa Moratti - non ha ancora potuto vedere nessun parente. I genitori di Migena si sono costituiti parte civile al processo. A rappresentarli è l’avvocato Alberto Tarlao.
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