Open day al Porto di Trieste, D’Agostino: «Sconvolgere ogni paradigma e guardare oltre l’obiettivo»

Il presidente dell’Authority D’Agostino saluta i cittadini alla Torre LLoyd

Francesco Codagnone
Zeno D'Agostino illustra ai partecipanti i passii fatti e le prospettive del Porto di Trieste. Foto di Massimo Silvano
Zeno D'Agostino illustra ai partecipanti i passii fatti e le prospettive del Porto di Trieste. Foto di Massimo Silvano

TRIESTE I saluti sono affidati a Federica e Marco. I due avatar creati con l’intelligenza artificiale proiettano una planimetria dello scalo, promettono un tour attraverso prospettive «che neanche immaginate».

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Alcuni container stoccati in una banchina del Porto di Trieste Foto Autorità portuale

Il paradigma è sconvolto dalla prima slide. Il biglietto da visita dell’Authority non è una nave che attracca, non è un colosso oceanico, ma una ragazza dalle braccia tatuate che scatta una polaroid in banchina. E dietro l’obiettivo, dice Zeno D’Agostino, «c’è di tutto e di più». Terminal, cantieri e ferrovie: soprattutto, «una comunità viva».

Lo scatto risale all’ultimo Open day del Porto. Era il 2019 e il presidente dell’Autorità portuale era alla fine del suo primo mandato: all’ipotesi che il timone potesse passare in altre mani, rispondevano i fatti. Da allora il Porto è molto cambiato ma «l’unica certezza è che continuerà a cambiare: fare impresa – dice D’Agostino – richiede di sconvolgere i paradigmi».

Il numero uno dell’Authority abbraccia il pubblico alla Torre del Lloyd e “accende” il cruscotto del tour attraverso lo scalo che si appresta a salutare. «Questa è l’ultima presentazione che faccio», premette, e i numeri che scorrono alle sue spalle attestano tutti i risultati di questi anni: primo porto ferroviario in Italia, primo petrolifero nel Mediterraneo, primo per tonnellaggio nello Stivale e ottavo in Europa.

Intermodalità, integrazione e alto tasso – cento per cento – di digitalizzazione in tutte le procedure. Ferrovie che collegano lo scalo giuliano al Nord del continenente. Oltre 2 miliardi di investimenti che ne cambieranno il layout, spinti – anche – dall’asset del Porto franco.

«Numeri e record sono importanti ma – è il mantra – non bastano». Minuscole rispetto alle gru che sovrastano i pullman, ma dote altrettanto fondamentale, sono infatti le 14.777 persone occupate tra comparto e indotto: le cifre sono proiettate sul ritratto delle prime quattro donne assunte in banchina. «Questa – ripete il presidente – è la mia ultima presentazione: ma dietro l’obiettivo, c’è molto di più»

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