Operaia 56enne investita dal robot alla Sbe finisce a Cattinara con l’arto schiacciato

Secondo infortunio in pochi giorni. Stavolta la vittima è una dipendente diretta di Gradisca con oltre 20 anni di anzianità



È stata travolta all’improvviso dal carrello elevatore automatico, che le ha schiacciato la gamba destra, infilzata da una delle due forche e poi schiacciata contro il bancale da cui il robot avrebbe dovuto prelevare del materiale. Sarebbe stata la stessa operaia, Marina Bressan, gradiscana, 57 anni tra 13 giorni, ad attivare il movimento del dispositivo. Il grave infortunio si è verificato alle 8.22. A quell’ora è scattata la chiamata dei colleghi ai vigili del fuoco. Ed è avvenuto alla Sbe – stabilimento tra i più moderni in Europa – fondata nel 1966 da società americana e acquisita a fine anni Ottanta dalla famiglia Vescovini.

La dipendente diretta, con oltre vent’anni di professionalità alle spalle e ieri in turno straordinario, lavorava al confezionamento di bulloni (prodotti in fabbrica) quando, per cause al vaglio, è rimasta seriamente ferita. Elisoccorsa, è stata trasferita all’ospedale di Cattinara, centro della Chirurgia vascolare, per esser sottoposta a intervento chirurgico, dopo la frattura esposta alla gamba, non completamente tranciata. Ieri mattina, secondo una prima valutazione dei medici, la 56enne rischiava l’arto, ma il quadro clinico sarebbe migliorato in serata, secondo fonte aziendale. Nell’immediatezza i dottori ipotizzavano il ricorso alla camera iperbarica.

Dunque per cause e dinamica ancora da chiarire la donna è rimasta schiacciata tra la forca del carrello robotizzato e la piattaforma, nell’ultimo tratto del percorso seguito dal dispositivo. Nell’unico spazio – stando alla versione fornita dal presidente dell’azienda Alessandro Vescovini – in cui «i sensori di rilevamento degli ostacoli si disattivano proprio per consentire il prelievo e in cui non ci devono essere gli operai: un’area distante dal bancale 70 centimetri». Che la dipendente si trovasse proprio in quel punto è però tutto da accertare, come si apprende dagli inquirenti che hanno posto sotto sequestro i dispositivi.

Un intervento di soccorso delicatissimo, quello condotto dai vigili del fuoco e dal 118, intervenuti d’urgenza in via Bagni. I primi hanno dovuto procedere meccanicamente per liberare la donna intrappolata. Avvalendosi dei cuscini Vetter, attrezzatura pneumatica in dotazione al corpo, gonfiati d’aria i pompieri sono riusciti a sollevare il carrello, estraendo con massima attenzione l’operaia. Non si è resa necessaria, invece, l’autogru. Nel frattempo, per la prima assistenza, sono giunti ambulanza e automedica, quindi l’elisoccorso con destinazione Cattinara.

La ricostruzione della dinamica dell’infortunio non è stata ancora completata: in particolare si stanno facendo approfondimenti appunto per capire come mai il “muletto” non si sia fermato, ma abbia finito col travolgere l’operaia. Le indagini sono affidate ai carabinieri. Il magistrato di turno è stato informato e un fascicolo aperto per infortunio sul lavoro. Sempre alla Sbe, 12 giorni fa, un 40enne tunisino, addetto esterno alla manutenzione, ha subito lo schiacciamento di due dita della mano destra mentre stava smontando un macchinario destinato alla dismissione. –



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