Operaio morto in cava: assolti i vertici, 10 mesi al custode

Lieve pena per il custode del cantiere di Aurisina, assolti invece il direttore dei lavori e il rappresentante della società. Un masso aveva schiacciato uno sloveno di 59 anni
Di Corrado Barbacini ; ©riproduzione Riservata
Lasorte Trieste 22/11/11 - Aurusina, Duino Scavi, Operaio Morto
Lasorte Trieste 22/11/11 - Aurusina, Duino Scavi, Operaio Morto

DUINO AURISINA. Due assoluzioni e un patteggiamento. Si è conclusa con queste sentenze la vicenda giudiziaria relativa al tragico infortunio sul lavoro accaduto il 22 novembre 2011 nella cava di Aurisina in cui morì l’operaio Renato Del Fabbro, cittadino sloveno di 59 anni, schiacciato da un masso di quattro tonnellate. Era morto sul colpo.

Dieci mesi e 20 giorni sono stati concordati per Ennio Leghissa, amministratore della Aurisina Quarry Srl, la ditta per la quale lavorava l’operaio. Assolti con formula piena Ervino Leghissa e Silvano Sambo, rispettivamente legale rappresentante e direttore dei lavori della Aurisina Quarry Srl.

Sono stati assistiti rispettivamente dagli avvocati Paolo Pacileo e Giovanni Borgna. Ennio Leghissa, all’epoca dei fatti sorvegliante della cava, è stato difeso dall’avvocato Geniale Caruso. A pronunciare le sentenze è stato il giudice Raffaele Morvay. I tre erano accusati a vario titolo di violazione delle norme anti-infortunistiche e di omicidio colposo.

Quella tragica mattina Renato Del Fabbro assieme a un collega si stava occupando di una urgente riparazione di un'escavatrice sotto una parete della cava. Il masso era precipitato proprio dall'alto della parete. L'altro operaio impegnato nella riparazione, Goran Subotil, cittadino bosniaco residente a Monfalcone, era stato solo sfiorato dalla pesantissima pietra, riportando delle lievi ferite.

Da subito le indagini - coordinate dal pm Maddalena Chergia - si erano concentrate sia sulla ricostruzione precisa dell'accaduto, nel tentativo di capire come mai quel masso fosse improvvisamente caduto, e nel contempo sui controlli relativi alle misure di prevenzione e sicurezza dei lavoratori previste dalla legge.

«In azienda siamo distrutti. Renato era non solo un dipendente ma anche un amico. Stiamo cercando anche noi di capire come possa essere successo». Questo aveva aveva dichiarato profondamente turbato quello stesso giorno Ervino Leghissa.

Le indagini avevano visti impegnati in prima battuta, sul luogo del tragico indicente, i carabinieri della compagnia di Aurisina. Un sopralluogo nella cava della Duino Scavi era stato effettuato il giorno successivo dai funzionari della polizia mineraria, struttura operativa regionale che si occupa di vigilanza in materia di sicurezza del lavoro.

I carabinieri e i tecnici del servizio anti-infortunistico dell'Azienda sanitaria avevano inoltre iniziato da subito a interrogare i dipendenti della ditta Aurisina Quarry Srl, per raccogliere il maggior numero possibile di elementi e informazioni utili all'attività investigativa.

«Siamo soddisfatti che il giudice Morvay abbia compreso appieno le ragioni del dottor Silvano Sambo, direttore della Cava che ha sempre mantenuto una condotta rispettosa delle norme per la sicurezza sul lavoro e per la sicurezza del cantiere della cava di Aurisina», ha commentato ieri sera l'avvocato difensore Giovanni Borgna.

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