«Ora ci riprendiamo la sede» Ma il Cral gela ancora l’Authority

Se il Cral non va all’Authority, l’Authority allora va al Cral. Ma se ne torna con le pive nel sacco, perché il Cral non si muove comunque. E non lo farà finché l’Authority non gli metterà a disposizione un altro posto dove andare. Morale: anche il secondo tentativo di “sfrattare” dalla Stazione marittima il circolo dopolavoristico dei propri dipendenti e pensionati, operato dall’ente oggi presieduto da Marina Monassi, è andato a vuoto.
Nelle ultime ore, dopo l’ultimatum via posta sotto Pasqua (con cui aveva ”invitato” i responsabili del Cral di presentarsi alla Torre del Lloyd riconsegnando le chiavi della loro sede storica, cioè la Sala Vittoria che sta sul fianco sinistro del Magazzino 42) l’Autorità portuale ha deciso di capovolgere la strategia, non prima ovviamente d’aver preso atto che quelle chiavi, nel frattempo, mai sono state riconsegnate. E così lunedì la dottoressa Francesca Trampus - la dirigente della direzione Demanio - ha annunciato proprio a quelli del circolo, sia per fax che per lettera protocollata urgente, che all’indomani sarebbe stata direttamente l’Authority a presentarsi a “casa” Cral per riprendersi le chiavi. «Si invita codesta associazione - si legge in tale comunicazione - a volersi presentare il 24 aprile, alle 10, presso la Sala Vittoria, per la riconsegna del locale in argomento».
Non appena ricevuta e letta la missiva, Lorenzo Deferri, il presidente del Cral, ha organizzato la “resistenza”, incarnata da un comitato d’accoglienza deputato appunto a ricevere la visita del giorno dopo e a respingere ogni richiesta di consegna. Ieri, alle 10 in punto, l’ingresso del Cral in Molo Bersaglieri era quindi presidiato da una dozzina di soci, in particolare membri del direttivo. Non aveva lo spirito e il muso duro della “sporca dozzina” alla Charles Bronson, e non ce ne sarebbe stato bisogno, posto che alle 10.05 non si sono presentati gendarmi coi pennacchi ma la sola Trampus, scortata da un collaboratore. Era la testimonianza - al di là del fatto che ambasciator non porta pena, presumibilmente - che l’intenzione dell’Autorità portuale è quella di non esasperare i toni. Per ora. «Abbiamo comunicato alla dottoressa - racconta Deferri - che non è nostro intendimento consegnare le chiavi, e lei a quel punto ha optato per la redazione di un verbale, che noi abbiamo sottoscritto, in cui ribadiamo che non usciremo da qui finché non sarà applicato il rispetto degli accordi del 1991, ribaditi a inizio 2007 da Aldo Cuomo in veste di segretario generale facente funzioni, in base ai quali la restituzione di tale sede è subordinata alla predisposizione, da parte dell’Autorità portuale, di un locale alternativo, che però ad oggi non c’è».
Ma quella “dozzina” non è andata allo sbaraglio. «La redazione del verbale - mette le mani avanti ancora Deferri - si è svolta alla presenza del nostro legale, l’avvocato Paolo Stern. E abbiamo pure colto l’occasione per far presente che la comunicazione di ieri (lunedì, ndr) è falsa». Motivo? Perché c’è un riferimento «improprio» - insiste il presidente del Cral - alla nota firmata sempre dalla dottoressa Trampus il 23 marzo, quella in cui si davano a quelli del circolo «dieci giorni dal ricevimento della presente» - avvenuto per inciso il 29, sostengono i destinatari - per presentarsi «al settore Demanio per la consegna del locale in argomento». Nella missiva di ieri (lunedì, ndr) sta scritto che quella nota è “rimasta priva di riscontro”, ma non è vero - chiude Deferri - perché lo stesso 29 marzo inviammo noi una lettera direttamente alla presidente Monassi, chiedendo un incontro urgente. Ugual cosa hanno fatto il 6 aprile le organizzazioni sindacali. Ma niente. Siamo disposti a discutere di tutto. Però, e ci spiace, perché con la presidente abbiamo avuto sempre buoni rapporti, oggi non c’è controparte per discutere». «È l’effetto-fantasma...», scuote la testa, accanto a lui, un collaboratore di Deferri.
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